I giovani si sentono isolati dalla società. Colpa dei social? «No, del lavoro e della crisi economica»
![giovani esclusi società social](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/giovani-tristi-.jpeg)
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La società incute timore, così molti under 25 preferiscono rifugiarsi in sé stessi, lasciando che il mondo corra senza di loro. È questa la principale conclusione tratta dall’ultima ricerca realizzata da Noto Sondaggi su un campione di mille persone tra i 16 e i 24 anni. Dai risultati, pubblicati oggi sul Sole 24 Ore, emerge che il 93% non è interessato a lanciarsi in politica; il 52% non andrebbe a votare se si tenessero elezioni; l’80% non ha impegni nel volontariato.
Crisi economica e lavoro
A essere interpellati nel sondaggio sono ragazzi e ragazze, che si dividono tra chi studia, chi è alle prime esperienze lavorative e chi invece non ha un occupazione, non la cerca e non si sta formando (Neet). Per loro, ad alimentare l’incertezza verso il mondo esterno e il futuro sono principalmente due fattori: la crisi economica, per il 49%; e il lavoro, per il 47%. Ma c’è anche la pressione sociale, che porta un rifiuto della partecipazione nella società. Il 20% dei giovani si sente tagliato fuori. E ben il 58% non se ne sente veramente parte pur non dichiarandosi completamente escluso.
8 giovani su 10 provano malessere psicologico
Ne deriva una condizione di sofferenza diffusa. L’81% afferma di provare malessere psicologico, e il 70% si è sentito depresso o senza speranza nell’ultimo anno. Solo il 23% si è sentito male raramente e appena il 7% non riporta periodi di difficoltà psicologica di nessun tipo. Tendenzialmente, l’isolamento non riguarda la famiglia, che costituisce un rifugio per il 54% degli intervistati. Piuttosto, il 55% afferma di aver perso interesse per la vita sociale e relazionale e per quella scolastica e lavorativa (52%).
Lo psicologo? Vorrei ma non posso
Ben il 40% ha affermato di aver sentito la necessità di rivolgersi a uno psicologo ma di non averlo fatto. Mentre il 42% ritiene che al momento non sia necessario rivolgersi a un professionista. «I dati di questo sondaggio, inclusi quelli sulla partecipazione sociale, sono preoccupanti – commenta Giovanna Iannantuoni, rettrice di Milano Bicocca e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) -, perché mettono in evidenza come i giovani non si sentano al centro dell’attenzione di noi decisori. Il nostro ruolo deve essere quello di creare spazi di aggregazione e dialogare ancora meglio con le scuole superiori e le famiglie».
I social c’entrano poco
Il sondaggio sfata la narrazione comune, secondo cui il tempo perso nel mondo fisico si incanalerebbe in quello virtuale. Appena il 17% trascorre il proprio tempo libero sui social. Questi ultimi sono considerati più come una fonte di informazione (32%), seppur non la principale che rimangono i giornali online, la televisione e la carta stampata (59%). Per quanto riguarda lo svago, tra il 20% e il 25% dei giovani si dividono tra videogiochi, musica, e televisione. Il 17% legge. «Il primo obiettivo dell’università è la formazione del pensiero critico: i giovani sono esposti a stimoli di bassa qualità e hanno perso la curiosità che, invece, va rimessa al centro», commenta Iannantuoni.
Immagine di copertina: ID 151921084 © Tero Vesalainen | Dreamstime.com