Gaza, tregua appesa a un filo. Hamas sospende il rilascio di ostaggi, Israele mette in «massima allerta» l’esercito
![gaza scambio ostaggi hamas israele](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/01/gaza-scambio-ostaggi-israele-hamas.jpeg)
![gaza scambio ostaggi hamas israele](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/01/gaza-scambio-ostaggi-israele-hamas.jpeg)
Il prossimo rilascio di ostaggi israeliani da Gaza, previsto per sabato 15 febbraio, sarà rinviato «sino a nuovo avviso». Lo ha annunciato oggi Hamas, accusando Israele di non aver rispettato i termini dell’intesa di tregua e chiedendo per questo «compensazioni retroattive». Non è chiaro al momento a quale presunta violazione faccia riferimento il gruppo terroristico palestinese, che dal canto suo riafferma contestualmente «il nostro impegno nei confronti dei termini dell’accordo fintanto che l’occupante (Israele, ndr) vi aderirà», si legge in una dichiarazione di Abu Ubaida, portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam. Nelle scorse ore Israele doveva completare il ritiro del suo contingente dal corridoio Netzarim, che taglia orizzontalmente in due la Striscia. Dopo l’annuncio di Hamas, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha denunciato la «palese violazione del cessate il fuoco» e ordinato all’esercito di «prepararsi al massimo livello di allerta per ogni possibile scenario a Gaza e di proteggere le comunità di confine. Non torneremo alla realtà del 7 ottobre», ha concluso.
L’accordo di cessate il fuoco vacilla
Secondo i termini dell’accordo, proprio in questi giorni dovrebbero entrare nel vivo i negoziati indiretti tra le parti sulle prossime fasi della tregua. Percorso che pare però fortemente in bilico dopo le tensioni delle ultime settimane: la spettacolarizzazione dei rilasci di ostaggi da parte di Hamas; la tenace contrarietà del segmento di ultradestra della maggioranza di governo israeliano all’accordo – che comporta anche il ritiro di Idf da Gaza e il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi; infine la proposta di Donald Trump di «spostare» la popolazione palestinese altrove e porre la Striscia sotto il controllo Usa per farne in futuro “la Riviera del Medio Oriente”.
Trump e Netanyahu spingono il piano per «ripulire» Gaza
Proprio nelle scorse ore il presidente americano è tornato a parlare del progetto, delineato la scorsa settimana in una conferenza stampa al fianco di Benjamin Netanyahu. Intervistato da Fox News, Trump ha chiarito che nella sua visione i palestinesi allontanati da Gaza non avrebbero poi alcun diritto al ritorno: «No, non ne avrebbero, perché avranno alloggi molto migliori», ha tagliato corto il tycoon. «In altre parole, sto parlando di costruire un posto permanente per loro». Se la quasi totalità della comunità internazionale ha condannato quel piano – compresi i Paesi arabi chiamati ad accogliere le centinaia di migliaia di palestinesi, a cominciare da Egitto e Giordania – a tesserne le lodi continua ad essere invece il premier israeliano. Quella di Trump è «una visione nuova e rivoluzionaria per il giorno dopo Hamas», ha detto Netanyahu alla Knesset all’indomani del suo rientro dal lungo viaggio a Washington. Difficile per lui nascondere la soddisfazione per il cambio di linea alla Casa Bianca dopo la difficile convivenza con Joe Biden: «Dopo un periodo difficile, siamo d’accordo con l’amministrazione statunitense su tutti gli obiettivi della guerra», ha esultato di fronte ai deputati il leader israeliano. Tentato ora secondo molti osservatori di puntare a far saltare la Fase 2 della tregua per riprendere la guerra contro Hamas.
February 10, 2025