Caso Almasri, ora il governo apre alla Cpi. I contatti di Nordio con l’Aja: «Collaboriamo meglio in futuro»
Da affare “a due” tra Italia e Corte penale internazionale, il caso del carceriere libico Najem Osama Almasri è cresciuti fino a diventare na questione internazionale tout court. Dal governo italiano i toni erano stati fin da subito duri, con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che aveva sostenuto durante l’informativa alla Camera di «non essere un passacarte». Ora, però, la sensazione è che Roma, e in particolare via Arenula, voglia rasserenare il clima con L’Aja. Nordio, che sarà oggetto di una mozione di sfiducia presentata da tutti i gruppi di opposizione in Parlamento (esclusa Azione), avrebbe infatti contattato il tribunale olandese per vie informali. L’obiettivo sarebbe quello di avviare delle consultazioni tramite cui riparare gli strappi degli ultimi giorni e – questo l’auspicio – fissare delle linee guida più chiare e snelle per facilitare la collaborazione futura.
La richiesta di chiarimenti e l’apertura a un’intesa con L’Aja
Se non è una marcia indietro rispetto alle accuse delle ultime settimane, poco ci manca. Seppur dietro le quinte, l’enorme eco che la questione ha ricevuto anche a livello europeo sembrerebbe aver convinto il governo ad alzare il piede dall’acceleratore. Ecco spiegata allora la richiesta di un accordo che possa risolvere le criticità che la gestione del caso Almasri ha sottolineato. In direzione dell’Aja sarebbe stato spedito un documento in cui il ministro Nordio chiede alcuni chiarimenti e propone ipotesi alternative per rendere più immediata la comunicazione tra le parti. Prima tra tutti, per quanto riguarda l’invio dei mandati di cattura internazionali, l’eliminazione del passaggio intermedio attraverso l’ufficiale di collegamento dell’ambasciata italiana in Olanda. Proprio uno dei punti che avrebbe reso quanto meno farraginosa – a dire dei ministri – la trasmissione delle carte. Si tratterebbe, dunque, di una comunicazione diretta L’Aja-Roma.
Le critiche da Bruxelles e l’ombra di Trump
Un passo verso l’Italia lo fa anche la Corte penale. In realtà, lo ha già fatto negli scorsi giorni ridimensionando le voci sulla presunta indagine a carico del governo italiano per il rilascio e l’espulsione del generale libico accusato di crimini contro l’umanità. In Europa e nel mondo, però, le voci non tacciono. Se la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha sostenuto l’operato della Cpi, che «deve poter perseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale», di diverso avviso è stato il presidente americano Donald Trump. Le sanzioni imposte al tribunale olandese non sono passate inosservate, con multe e limiti ai visti per chi lì lavora. «L’Ue difenderà a spada tratta la Cpi», ha detto il Commissario Ue alla Giustizia Michael McGrath. «Il sistema di cooperazione multilaterale è cruciale per avere giustizia e la difesa dello stato di diritto». Ma nel documento europeo di condanna dell’ordine esecutivo americano, la firma di Roma non c’è. L’ennesimo strappo a cui, probabilmente, Nordio sta cercando di porre rimedio. Sempre, come già detto, dietro le quinte.