Pierluigi Collina, l’alopecia e i bambini discriminati: «È una malattia che può creare problemi»
![pierluigi collina alopecia](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/pierluigi-collina-alopecia.jpg)
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L’ex arbitro Pierluigi Collina dice che i portieri sono penalizzati nei calci di rigore. E propone di cambiare le regole dei penalty. In un’intervista a Repubblica la giacchetta nera ricorda di aver avuto la fortuna di decidere lui quando smettere: «Ma da subito mi sembrava che mi avessero tolto qualcosa: il primo weekend andai con degli amici fuori in barca, era metà agosto, e anziché godermela ero lì che mi sentivo strano. Dov’era la partita? Sì, mi capita di sognare di arbitrare, perché a me piaceva: mi piaceva tantissimo. Il problema è che poi arriva il mattino».
Le espulsioni
Ogni tanto sogna il calcio. Ma non espelle mai nessuno: «L’espulsione, a differenza dell’immaginario collettivo, non è un momento di soddisfazione per l’arbitro. Io l’ho sempre vissuta come la partecipazione a una sconfitta, anche se non mia. L’espulsione è necessaria per mantenere il rispetto delle regole in campo. Ma a me è sempre dispiaciuto espellere». Ricorda che «hanno provato a farmi lasciare il campo. Anzi: a farmi smettere di arbitrare perché avevo perso tutti i capelli. Quando a 24 anni ho sofferto di alopecia totale, nel giro di due settimane ho perso tutte le forme pilifere e solo perché ero “bravino” ho continuato. I vertici arbitrali mi fermarono per 3 mesi. Poi mi fecero un test: mi mandarono ad arbitrare una partita a Latina, uno stadio caldo, per vedere che effetto facessi alle persone. Sarò sempre grato a quel pubblico: a loro quel giorno non poteva fregare meno di avere un arbitro senza capelli».
L’alopecia e l’arbitro senza capelli
Collina ricorda anche che si è speso per aiutare bambini e ragazzi colpiti da alopecia che rischiavano di essere discriminati. «Mi diedero un tapiro dopo che a una cerimonia di premiazione venne fatta un po’ di ilarità sui miei capelli, non capendo che la mia è una malattia di cui soffre tanta gente e che psicologicamente può creare grossi problemi. Perché colpisce trasversalmente: bambini, donne. Io sono stato fortunato, ero già adulto. Provate a pensare come sia non avere capelli per un bambino, di fronte alla crudeltà dei coetanei. O cosa possa significare perderli per una ragazzina di 13 o 14 anni».
Il pallone della finale
Ricorda di avere a casa il pallone della finale tra Brasile e Giappone: «Quel giorno ho fischiato la fine della partita con credo 13 o 14 secondi di ritardo, ininfluenti per il risultato, per avere la certezza che il pallone fosse fra le mie mani, per portarlo a casa con me. Alla premiazione, prima di ricevere la medaglia, una persona dell’organizzazione mi disse: “Pierluigi, se mi dai il pallone te lo tengo io”. Gli risposi: “Non ci penso neanche lontanamente, il pallone resta con me”. Nelle foto della cerimonia sono sempre con quel pallone in mano».
I rigori
Infine, nel colloquio con Matteo Pinci Collina spiega la sua proposta sui rigori: «Credo che esista un gap eccessivo tra le possibilità che ha l’attaccante e quelle del portiere. Già si segnano in media il 75% dei calci di rigore, e spesso il rigore è un’occasione maggiore di quella che è stata tolta con il fallo. In più si dà anche la possibilità di giocare la respinta del portiere? Secondo me i portieri dovrebbero lamentarsi». La soluzione che suggerisce «è il one shot. Come nei rigori dopo i supplementari: non c’è respinta, o fai gol o si riparte da un calcio di rinvio, punto. E così eviti anche il teatrino che oggi c’è prima di un calcio di rigore, con tutti lì intorno all’area. Sembrano i cavalli ai canapi prima della partenza del Palio di Siena».