Ultime notizie Festival di SanremoGazaNajem Osama Almasri
ATTUALITÀGiovaniInchiesteMaltrattamentiPiemonteTorino

Denuncia la madre dopo 14 anni di insulti e umiliazioni. Parla Alexandra: «Per me era tutto normale: perché lo faceva»

11 Febbraio 2025 - 14:08 Giovanni Ruggiero
Sin dalle elementari, la ragazza oggi 24enne ha subito un'educazione ossessiva e violenta. La madre è stata condannata per maltrattamenti. Anche in aula ha cercato di screditare la figlia «per giustificare la sua condotta», secondo i giudici

Se la madre di Alexandra è stata condannata a due anni di carcere per maltrattamenti, con pena confermata in Appello, il merito è anche di un’ex insegnante della ragazza che l’ha convinta a denunciare. La 23enne di Torino ha subito maltrattamenti e umiliazioni da sua madre per ben 14 anni. Come racconta il Corriere della Sera, era la sera del 20 gennaio 2021 quanto Alexandra, all’epoca ventenne, era stata letteralmente cacciata da casa: «Tu con me hai chiuso – le aveva detto sua madre – Ti do un minuto per fare una telefonata e chiedere a qualcuno di aiutarti».

Perché non voleva denunciare la madre

Per circa due ore, Alexandra è rimasta sul marciapiede ad aspettare il suo fidanzato e un’ex insegnante, per un po’ l’ha anche ospitata. Ed è stata proprio la docente a convincerla a denunciare sua madre. Più volte la ragazza ha ribadito anche durante il processo: «Non voglio che mia madre vada in galera, ma solo che mi lasci vivere tranquilla». Per tutta la sua infanzia, la madre ha usato su Alexandra: «Metodi “romeni”: in ginocchio sul riso o sui ceci con le mani alzate. 

In ginocchio su ceci

Sin da piccola, Alexandra ha subito punizioni corporali, insulti e botte da sua madre. Per esempio quando l’ha corretta a restare per ore in ginocchio sui ceci. All’epoca la ragazza frequentava le elementari: «Dovevo sempre prende il massimo dei voti, altrimenti venivo punita. Ricordo che rimanevo all’ingresso di casa, in ginocchio su un giornale cosparso di riso e gusci di noci». Quella tortura andava avanti finché «non ce la facevo più: i segni rimanevano per giorni. Mia io non li mostravo a nessuno, avevo paura che mamma passasse dei guai».

«Per me era tutto normale»

Con gli anni, la donna aveva smesso di picchiare la ragazza perché «i segni si sarebbero visti». La violenza però è andata avanti con un’educazione ossessiva e brutale: «Mi ripeteva che non valevo niente, che ero una schifezza di glia e che avrebbe fatto meglio a non mettermi al mondo». Alexandra è cresciuta per anni con quel metodo educativo. Per lei non esisteva altra realtà: «Per me era tutto normale. Solo crescendo e confrontandomi con i miei compagni mi sono resa conto che i metodi usati da mia mamma erano del tutto errati».

Perché la madre la picchiava

C’è stato anche un momento in cui è intervenuta una zia in sua difesa: «Perché la picchi? – aveva detto a sua madre – Non ha fatto nulla». E la donna rispondeva: «Se io ho avuto una vita difficile, perché lei deve averla facile?». Prima di essere cacciata di casa, la ragazza aveva firmato un foglio scritto a mano in cui si impegnava con sua madre a «non chiedere il mantenimento e a non diffamarla con amici e parenti». La donna, oggi 43enne, anche nel processo ha provato a screditare sua figlia. I giudici l’hanno condannata a due anni di reclusione, condanna confermata in appello nei giorni scorsi.

Il sogno rimasto nel cassetto

Oggi Alexandra, dopo essersi diplomata si era iscritta a ingegneria gestionale, «ma ammetto che non faceva per me». In più aveva bisogno di soldi per mantenersi. Ora fa la cameriere in un ristorante: «Fin dalle medie avrei voluto diventare interior designer, ma per ora quel sogno è rimandato. La scuola costa molto e non posso permettermela, ma spero di frequentarla in futuro».

Articoli di ATTUALITÀ più letti
leggi anche