Zelensky, l’offerta a Putin: «Pronti a scambio di territori. Senza Trump, l’Ue non può aiutarci». L’orrore nelle carceri russe: «Torturate gli ucraini»
![volodymyr zelensky donald trump vladimir putin ucraina terre rare minerali armi](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/volodymyr-zelensky-donald-trump-vladimir-putin-ucraina-terre-rare-minerali-armi.jpg)
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Europa? No grazie. O meglio, non solo. È il chiaro messaggio che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista concessa al Guardian, ha lanciato a tre giorni dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. «Le garanzie di sicurezza senza l’America non sono vere garanzie di sicurezza», ha detto. «Ci sono voci che dicono che l’Europa potrebbe offrire garanzie di sicurezza senza gli americani, e io dico sempre di no». La mano tesa a Washington va anche nella direzione di un tavolo negoziale con Mosca, durante il quale Zelensky ha ammesso di essere pronto a offrire uno «scambio territoriale diretto». Le zone della regione russa di Kursk in mano alle forze ucraine dopo la controffensiva degli scorsi mesi per un’area «ancora da definirsi».
L’incontro con Rubio e l’importanza degli Usa
Più che una spallata all’Unione europea, che il sostegno a Kiev non l’ha fatto mancare, sembra una strizzatina d’occhio alla Casa Bianca e al presidente americano Donald Trump. Anche perché a Monaco, durante la conferenza che andrà avanti da venerdì 14 a domenica 16 febbraio, è previsto un incontro tra Zelensky e il segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che nelle ultime settimane ha dimostrato di sapersi muovere tra i vari fronti internazionali. «Senza l’America le garanzie di sicurezza non possono essere complete», ha ribadito il presidente ucraino. Primo esempio? Il sistema Patriot, che ha permesso alle forze armate di difendersi con missili terra-aria più efficaci. Per ribadire le sue intenzioni nei confronti degli Stati Uniti, Zelensky ha promesso lucrosi contratti di ricostruziuone e concessioni di investimento alle aziende americane: «Coloro che ci stanno aiutando a salvare l’Ucraina potranno rinnovarla», ha spiegato. «Con le loro attività e insieme alle aziende ucraine. Siamo pronti a parlare di tutte queste cose in dettaglio».
Trump, la via per arrivare a Putin
D’altra parte un’amicizia proficua con Trump, con cui ancora non è previsto nessun bilaterale, è anche la via più diretta al Cremlino. Il presidente americano ha detto di aver già parlato con l’omologo russo Vladimir Putin, nel tentativo di avvicinare le parti e intavolare una discussione tra Kiev e Mosca. Ma Zelensky, con la dovuta cautela, ci ha tenuto a puntualizzare quanto sia importante – nel caso di un eventuale tavolo – che Donald Trump incontri prima una delegazione ucraina e poi Putin. Non si esclude, intanto, che da Monaco di Baviera Zelensky possa volare direttamente a Washington. Sarebbe un segnale forte e chiaro che Kiev intende sbloccare le trattative, possibilmente da una «posizione di forza». Così come lo è la disponibilità a uno scambio territoriale diretto: il Kursk tornerebbe in mano russa mentre all’Ucraina andrebbe un’altra area. Quale? «Non lo so, vedremo. Tutti i nostri territori sono importanti».
Le torture nelle carceri russe
Intanto, sul fronte militare, un’indagine esclusiva del Wall Street Journal ha fatto luce sulle torture a cui i prigionieri di guerra ucraini sono stati (e sono) sottoposti nelle carceri russe. Pestaggi, scariche elettriche ai genitali, privazione di cibo e sonno, ambienti sovrappopolati, condizioni igieniche e sanitarie da lager. Sono le testimonianze di tre guardie carcerarie russe, che confermano le diverse condanne dell’Onu e delle organizzazioni umanitarie internazionali. L’ordine impartito era semplice: «Siate crudeli, non abbiate pietà di loro». Perché? Per gli aguzzini e i torturatori dei prigionieri di guerra non vi sarebbero stati limiti o punizioni nel caso di violenze eccessive. E le telecamere obbligatorie sarebbero state spente in tutte le celle. Oltre che essere proibite tutte le cure, per fare in modo che le ferite incancrenissero costringendo i medici ad amputare. Un sistema che, di mese in mese, ha lasciato spazio a crudeltà sempre più efferate.