La risposta di Maurizio Landini a Giorgia Meloni: «Io tossico? Se in Italia c’è la democrazia è grazie alle lotte dei lavoratori»
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«Senza il conflitto democratico non ci sarebbe la democrazia». Risponde così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, alle critiche che gli ha rivolto la premier Giorgia Meloni. Ospite all’assemblea generale della Cisl, la presidente del Consiglio non ha mai citato esplicitamente Landini, ma ha puntato il dito contro quei sindacati che – a suo modo di vedere – hanno una «visione tossica e conflittuale» dei rapporti con il governo. Il riferimento, con ogni probabilità, era proprio alla Cgil e alla Uil, i due sindacati che più hanno fatto resistenza a tante riforme volute dall’esecutivo di Giorgia Meloni, a partire dall’autonomia differenziata, su cui è stata avviata una raccolta firme che ha portato all’indizione di un referendum abrogativo.
La risposta di Landini a Meloni
A rispondere alle parole di Meloni ci pensa ora lo stesso Maurizio Landini, intervenuto a Bologna proprio per lanciare la campagna referendaria. «Ieri sera, rientrando dal lavoro e sentendo i telegiornali, ho scoperto che sono tossico, ma io non sono mai stato così bene», scherza il segretario generale della Cgil. E poi continua: «Sarà perché sono abituato a condividere la mia vita con tanti tossici come voi, uno si abitua. Ma vorrei rincuorare quelli che hanno queste paure: sarebbe utile che si ricordassero semplicemente di una cosa: che se questo Paese ha dei diritti, se è un Paese democratico, dove addirittura loro attraverso il voto oggi governano, se c’è la democrazia in questo Paese, è grazie alle lotte di tutti i tossici».
Il precedente della «rivolta sociale»
Non è la prima volta che Landini e Meloni si lanciano frecciatine di questo tipo. Il segretario della Cgil è da tempo uno dei critici più vocali del governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. Lo scorso novembre, poco prima dello sciopero generale indetto in tutta Italia, Landini aveva anche detto di ritenere necessaria «una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare». Una frase che non era affatto piaciuta alla maggioranza di governo, con l’allora deputato Tommaso Foti – nel frattempo diventato ministro – che aveva replicato: «Stia molto attento Landini a incitare alla rivolta sociale, perché integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia».
Foto copertina: ANSA | A sinistra Maurizio Landini, a destra Giorgia Meloni