«Mio figlio Mattia Minguzzi non è stato ucciso per una resa dei conti»
![mattia minguzzi andrea minguzzi](https://static.open.online/wp-content/uploads/2025/02/mattia-minguzzi-andrea-minguzzi.jpg)
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Mattia Ahmet Minguzzi non è stato ucciso per uno scontro o una lite. E nemmeno per «futili motivi, come è stato detto. Non è stata una resa dei conti». A parlare con il Corriere della Sera oggi è lo chef Andrea Minguzzi. Suo figlio è morto due giorni fa dopo essere stato accoltellato in un mercato di Istanbul in Turchia il 24 gennaio. Due settimane in terapia intensiva non sono bastate a salvarlo. Minguzzi dice di non aver ancora letto le carte delle indagini. «So solo che qui c’è un gruppo di aggressori e una parte lesa. Mio figlio non conosceva i suoi aggressori e io non so i loro nomi. Non ho visto nemmeno il video delle telecamere di sorveglianza».
La ricostruzione
E ancora: Fino a domenica eravamo concentrati solo sul fatto che Mattia guarisse, a dargli tutta la nostra energia, a trasmettergli il nostro amore e la nostra forza, a passargli sensazioni positive», dice a Federica Seneghini.Andrea Minguzzi racconta che la sera prima, il 23 gennaio, aveva dato a Mattia la paghetta del mese. E lui aveva chiesto alla madre il permesso di uscire presto di casa: «Voleva approfittare delle vacanze di fine quadrimestre per andare al mercato dell’usato di Kadıköy subito appena sveglio. Doveva comprare delle magliettine, degli accessori per lo skate. Sapeva che per trovare le occasioni migliori bisogna andare presto».
Qui, secondo la prima ricostruzione, il figlio dello chef e della violoncellista turca Yasemin Akincilar è stato importunato, seguito e poi aggredito da due giovani più grandi di lui. Ha ricevuto almeno cinque colpi con un arma da taglio. Poi è caduto a terra ed è stato preso a calci. Tutto è stato ripreso dalle telecamere di zona. I due aggressori, già noti alle forze di polizia, sono stati arrestati subito dopo. La vittima è stata ricoverata in gravissime condizioni al Goztepe City Hospital di Istanbul.
La telefonata
Minguzzi dice che ha ricevuto una chiamata alle 8 e 20 del mattino: «Siamo corsi in ospedale, nella parte asiatica, noi viviamo nella parte europea. In nessun modo avremmo potuto aspettarci una cosa del genere. Alle otto e venti del mattino, poi. Come puoi pensare che accada una cosa del genere al mattino? Mattia aveva 14 anni. Era un ragazzino. Andava in terza media. La sera, se usciva, gli chiedevamo di non fare tardi. Non tornava mai dopo le nove».
Mattia, ricorda il padre, era nato a Istanbul. «Quando vivevamo a Malta — ci siamo restati per circa un anno, nel 2023, per il mio lavoro da chef — non faceva altro che ripetermi:”Papà, quando torniamo a casa? Quando torniamo in Turchia?”. Istanbul è la nostra casa. E i turchi sono un popolo meraviglioso. Io e mia moglie ci siamo conosciuti qui, ci vivo dal 2007, l’avevamo sempre considerata una città sicura», aggiunge.
Mattia, un bimbo normale
Il padre dice che Mattia era «un bambino normale. Amava il suo gatto Lilli, lo skate, suonava la chitarra classica acustica. Negli ultimi giorni, stava imparando a usare quella elettrica. L’amore per la musica glielo aveva trasmesso la madre Yasemin, che è una violoncellista diplomata al Conservatorio di Milano. E poi amava la buona cucina e i profumi. Quando gli amici gli dovevano fare un regalo spesso sceglievano proprio un profumo. Gli portavano i campioncini o se li procurava lui. Era il mio chef. A volte veniva da me in cucina, mi diceva “papà, prepariamo questo piatto?”, “proviamo questo taglio di carne?”. Cucinava per me. Parlava italiano, turco e inglese. Aveva nozioni di giapponese, maltese e russo. Sapeva contare in arabo. Era il mio amore, il nostro amore».