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Le terre, le sanzioni, la Nato: cosa c’è nell’accordo tra Donald Trump e Vladimir Putin per la pace tra Russia e Ucraina

Dopo la telefonata tra i due si parla di un incontro. Mentre Kiev dovrà dire addio almeno al 20% del suo territorio. L'esperto: il presidente non può lasciare l'Ucraina nelle mani di Mosca

Donald Trump è pronto a firmare la pace di Vladimir Putin. E il presidente degli Stati Uniti ribadisce anche che l’Ucraina non entrerà nella Nato. Come vuole lo Zar. E adesso si capiscono meglio le parole del tycoon dei giorni scorsi: «Kiev? Forse un giorno sarà russa». La telefonata tra i due si è conclusa con l’invito a Mosca da parte di Putin a Trump. Il Cremlino ora pensa di poter avere Donald sulla Piazza Rossa il giorno dell’annuncio della vittoria. Ma il luogo per un incontro tra i due potrebbe essere invece l’Arabia Saudita. Mentre il politologo Charles Kupchan avverte: «Un accordo che vede l’80% del territorio di Kiev ancora libero sarebbe un successo. Ma Trump non può permettersi un risultato che lasci l’Ucraina nelle mani della Russia».

L’accordo (?) di pace

Il Corriere della Sera spiega che i dati dell’Institute for the Study of War con base a Washington la Russia occupa 120 mila chilometri quadrati in quattro oblast da sud a est dell’Ucraina: Cherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk. Ovvero il 20% del territorio. Ma lo Zar pretende l’annessione completa delle regioni. Ovvero altri 131 mila chilometri quadrati. L’avanzata dello Zar ha ristagnato nel 2022, ha ripreso slancio l’anno dopo ed è stata accelerata nel 2024. Volodymyr Zelensky ha reagito con il blitz nella regione russa di Kursk. Dove Kiev rivendica il possesso di 1.300 km quadrati. Ma il calcolo comprenderebbe anche la zona dove finora si combatte. Secondo gli americani gli ucraini hanno conquistato 482 chilometri quadrati. Che in ogni caso Putin rivuole indietro.

Cosa vuole Putin

Lo Zar chiede anche altro. Naturalmente la fine delle sanzioni alla Russia. E l’eliminazione di tutte le ragioni che hanno portato al conflitto. Oltre all’impossibilità per l’Ucraina di entrare nella Nato, di fatto già concessa da Trump. Anche se intanto in sede di Alleanza Atlantica si pensa a una missione di pace Onu sul territorio con soldati europei e cinesi. Il piano prevede 30 mila unità sul campo. E nessuno si nasconde che le probabilità di nuove rivendicazioni territoriali e quindi nuove guerre da parte della Russia entro 4 o 5 anni sono altissime.

L’ex consigliere di Barack Obama Kupchan dice oggi a Repubblica che dopo la telefonata si alzano le probabilità di vedere un conflitto congelato più che un accordo di pace. «Temevo che Trump scavalcasse tutti per trattare direttamente con la Russia, ma sembra che questa sarà una conversazione multilaterale più ampia, cosa fondamentale. Funzionerà? Forse. Ma Trump deve tenere presente che un cattivo accordo è peggio di nessun accordo. Non può permettersi di accettare un risultato che lasci l’Ucraina sotto il controllo della Russia».

L’80% dell’Ucraina

Secondo Kupchan un accordo accettabile «è quello in cui l’80% dell’Ucraina ancora libera emerge come una storia di successo. Significa un Paese sovrano, economicamente sostenibile e difendibile, che approfondisce i legami con l’Europa. Gli ucraini devono rinviare la soluzione su cosa accadrà al 20% del Paese occupato dalla Russia. La conversazione diventerà difficile non sui territori, ma sulle altre richieste di Putin, inclusi i limiti alle forze armate di Kiev, l’impegno alla neutralità permanente, il riconoscimento dell’Ucraina orientale come parte della Russia, la rimozione delle sanzioni occidentali, un accordo più ampio sulla sicurezza europea che implichi un ritiro delle forze Nato. Sono cose che Putin chiede da prima dell’invasione del 2022 e sono le questioni su cui la discussione sarà più difficile. Un cessate il fuoco, se lo otterremo, porterà ad un conflitto congelato, non un accordo di pace».

La sicurezza di Kiev

Mentre la sicurezza di Kiev «poggia su tre pilastri: primo, darle le armi di cui ha bisogno per difendersi e scoraggiare future aggressioni russe; secondo, costruire pacchetti di sicurezza bilaterali che forniscano all’Ucraina uno status non dissimile da quello di Israele o Taiwan; terzo, un percorso verso l’adesione alla Ue che, quando avverrà, includerà una garanzia di sicurezza da parte europea. Poi ha senso avviare la conversazione su una forza di monitoraggio e mantenimento della pace, da schierare lungo la linea di contatto dopo il cessate il fuoco».

Infine, una considerazione strategica: «Questa amministrazione porta sul tavolo una visione strategica diversa da Biden. Ma, stiamo assistendo alla fine degli Usa come potenza europea, o al loro ritiro dalla Nato? No. Ci sarà pressione sugli europei affinché facciano e spendano di più, ma questo non è l’inizio della fine delle relazioni transatlantiche».

In copertina: Trump e Putin © ANSA/EPA

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