«Ignazio La Russa ha chiamato il capo degli spioni di Equalize dopo l’accusa di stupro al figlio Leonardo»
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Ignazio La Russa ha chiamato Enrico Pazzali dopo l’accusa di stupro al figlio Leonardo Apache La Russa. La telefonata è arrivata nella seconda metà di maggio 2023. Quando ha ricevuto la chiamata il presidente della Fondazione Fiera di Milano oggi indagato nel caso Equalize si trovava in una riunione con Carmine Gallo e Samuele Calamucci, anche loro nell’inchiesta sulla società di investigazione accusata di aver effettuato accessi abusivi a database protetti. E la scena, raccontata oggi dal Fatto Quotidiano, emerge da uno degli interrogatori di Calamucci agli atti dell’indagine condotta dal pubblico ministero di Milano Francesco De Tommasi. Quei contatti secondo il presidente del Senato non ci sarebbero mai stati. E in una nota spiega per quali motivi non avrebbe mai potuto averli, né avrebbe avuto interesse ad avviarli.
La telefonata
«Certo che lo escludo, peraltro ho saputo dell’accusa solo quando ne hanno i parlato i giornali», dice La Russa al Fatto smentendo Calamucci. L’hacker però è ritenuto credibile dagli investigatori. Perché finora le indagini hanno riscontrato le sue affermazioni. La telefonata tra La Russa e Pazzali, secondo l’indagato, verteva sul presunto stupro di una ragazza da parte del figlio del presidente del Senato. In quel momento però la notizia non era pubblica. Lo sarebbe diventato due mesi dopo. Anzi, all’epoca la violenza sessuale (secondo l’accusa) era stata già consumata, visto che si sarebbe svolta tra il 18 e il 19 maggio 2023 in casa di La Russa. L’indagine per quello stupro non è mai stata chiusa. Insieme a La Russa jr è indagato il dj Tommaso Gilardoni.
Di nome Ignazio
Il Fatto dice che Pazzali parla davanti ai presenti con una persona che di nome fa Ignazio. Poi attacca e con il volto sbiancato dà la notizia dell’indagine su La Russa jr. Dice anche che sono cose che possono capitare a tutti. Poco dopo arriva un’altra telefonata: un carabiniere domanda a Pazzali informazioni sulla logistica della casa milanese di La Russa. È il pomeriggio del 19 maggio, nel frattempo l’accusatrice è appena uscita dalla clinica Mangiagalli. A quel punto il gruppo dalla Fondazione Fiera si reca in via Pattari e qui Pazzali chiede di fare gli accertamenti, attraverso il sistema Beyond, sulla famiglia La Russa.
Gli accertamenti
Il dato è riscontrato dalle intercettazioni. Pazzali arrivato negli uffici di via Pattari chiede: “Ignazio La Russa del ’53, no ha settantacinque anni lui ha… vai giù (…) questo (…) e metti anche un altro come si chiama l’altro figlio?”. L’identità dell’ufficiale dei carabinieri resta ignota. Dalle indagini è emerso l’ottimo rapporto di Pazzali con ufficiali della Gdf, come Cosimo Di Gesù, e vertici dell’Aisi come il numero 2 Carlo De Donno. Ma non significa che si tratti di qualcuno di loro.
La difesa di La Russa
All’epoca La Russa ha difeso il figlio e che ha visto la ragazza: «L’ho incrociata al mattino, era tranquilla». Pazzali chiederà una serie di accertamenti anche su altri figli di La Russa. « Sono più che allarmato, disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Ma mai avrei immaginato che potesse fare una cosa del genere. Se lo ha fatto è perché forse è stato costretto. Non sapevo nemmeno che avesse una società che si occupa di queste cose», commenterà con il Corriere della Sera il presidente del Senato.
Leonardo Apache La Russa
In tempi precedenti La Russa aveva difeso anche il figlio: «Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni. Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua. Altrettanto sicura è la forte reprimenda rivolta da me a mio figlio per aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato. Non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero».