Stefano Tacconi ottiene una casa popolare a Milano. Dal coma al recupero, l’ex Juve sotto attacco: i sospetti del Pd sui favori


Due case popolari a Milano cambiate in sette mesi, anche se da regolamento – a meno di deroghe particolari – il trasloco è permesso solo dopo un anno. Il nome di Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus, è al centro di una polemica che riguarda l’assegnazione degli alloggi da parte dell’Aler, l’Azienda lombarda di edilizia residenziale controllata dalla Regione. Dopo due anni che definire complicati sarebbe un eufemismo – tra il coma per aneurisma ad Alessandria e le cure diviso tra Milano e San Giovanni Rotondo – ora si parla di lui fin dentro al Consiglio regionale.
La polemica in consiglio regionale
«Se non ci fossi stato io, il museo della Juve non lo avrebbero mai fatto», le parole dello stesso Tacconi – tuttora l’unico portiere ad aver vinto tutte le coppe europee per club – sottolineano un’aura di invincibilità che lui stesso ha ammesso di aver perso con l’ischemia cerebrale. Ora, attraverso la moglie che ha firmato la domanda, ha ottenuto prima un alloggio nell’hinterland milanese e poi, sette mesi dopo, il trasferimento nella periferia sud. Tutto nella norma, se non che i tempi sono stati molto più rapidi rispetto al normale processo di cambio residenza. Essendo il sistema di case popolari gestito dalla Regione Lombardia tramite Aler, inevitabile la polemica politica. «Tempistiche eccezionali, mai visto cambi alloggio così rapidi: sarebbe bello che Aler ci abituasse a tanta rapidità», è l’attacco di Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd.
Il bando e il trasferimento nella periferia sud
Secondo quanto riporta Il Giorno, la moglie dell’ex bianconero avrebbe partecipato a un bando terminato il 17 aprile 2023. Il 5 maggio è stata resa pubblica la graduatoria, due mesi dopo il contratto per la prima casa era pronto. A inizio settembre i Tacconi hanno chiesto all’Aler il trasferimento nella periferia sud. I documenti sono stati firmati il 2 novembre. Insomma, due case in sette mesi e un cambio alloggio in meno di due. Il diritto a ricevere una casa popolare non è in discussione. Il punto è che la stessa Unità operativa gestionale di Aler Milano ha specificato che, anche in presenza di invalidità o disabilità, bisogna solitamente aspettare «dai 2 ai 4 anni» per trasferirsi. E in ogni caso «di norma il cambio alloggio può avvenire dopo 12 mesi dalla contrattualizzazione». Tempistiche evidentemente molto distanti da quelle della famiglia Tacconi.
La spiegazione dell’Aler
L’unico modo, ha spiegato ancora Aler, per ovviare agli schemi rigidi previsti dal regolamento è se si tratta di «comprovati e sopraggiunti aggravamenti medici o in caso di altro tipo di circostanze documentate». Ma anche qui c’è più di un dubbio. Il primo alloggio, seppur nell’hinterland milanese, era al quarto piano con ascensore. Quello nuovo, ottenuto in novembre, è al sedicesimo piano. «Alcuni fabbricati non hanno sempre un accesso diretto alla cabina dell’ascensore per la presenza di alcuni gradini all’ingresso», ha spiegate ancora l’Aler. Tacconi, a seguito dell’aneurisma, aveva dovuto in effetti muoversi in sedia a rotelle per un periodo. Insomma tra la degenza ancora in corso, le voci di favoritismo e quella «solitudine» che l’ex portiere ha lamentato nei confronti dei compagni di campo (e non), dello Stefano Tacconi noto ai suoi tifosi rimane solamente una delle 50 stelle che decorano l’ingresso alle tribune dello Juventus Stadium.