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La pace di Trump in Ucraina? La risposta del cardinale Parolin: «Tutti possono contribuire, ma senza calpestare i diritti dei popoli»

15 Febbraio 2025 - 10:47 Ugo Milano
Il segretario di Stato Vaticano mette in guardia contro una pace in cui l'Ucraina rischia di restare schiacciata tra Usa e Russia

«Tutti possono contribuire alla pace» in Ucraina, dice il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano. «Ma le soluzioni non devono essere mai perseguite attraverso imposizioni unilaterali che rischiano di calpestare i diritti di interi popoli, altrimenti non vi sarà mai pace giusta e duratura», aggiunge in riferimento ai recenti sviluppi nelle trattative in cui l’Ucraina sembra rimanere in secondo piano mentre il presidente degli Usa Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin si accordano per una pace senza restituzione dei territori e senza l’ingresso di Kiev nella Nato. Intervistato da L’Eco di Bergamo, Parolin commenta anche l’evolversi della tregua tra Israele e Hamas.

«La sfiducia porta alla polarizzazione»

«La diplomazia internazionale spesso fatica a incidere efficacemente in situazioni complesse come quella del Medio Oriente per diverse ragioni. Tra le principali ci sono la sfiducia e la paura reciproche, che portano a una polarizzazione crescente e impediscono la ricerca di soluzioni comuni». «Inoltre, – puntualizza – l’attuale clima internazionale è caratterizzato da una mentalità “da club”, in cui si preferisce dialogare solo con chi condivide le proprie posizioni, escludendo il confronto con opinioni diverse. Questo atteggiamento limita la capacità di mediare efficacemente nei conflitti».

La «diplomazia della speranza»

Per questo, il segretario di Stato della Santa Sede invita a seguire la via tracciata da Papa Francesco. «Per riformare la diplomazia internazionale e renderla più efficace, sarebbe necessario promuovere una “diplomazia della speranza”, come suggerito da Papa Francesco. Ciò implica un approccio che superi la logica dello scontro e favorisca il dialogo inclusivo, la pazienza e la costruzione di fiducia tra le parti. E fondamentale credere nel “multilateralismo” e rafforzare il ruolo delle istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, garantendo che possano operare in modo più efficace e rappresentativo».

Parolin: «La Siria ha bisogno di buoni amici»

Parolin dedica un pensiero anche alla nuova Siria nata dal rovesciamento del regime di Bashar al-Assad da parte dei ribelli jihadisti. «Gli eventi in Siria sono stati rapidi e per molti inattesi. Come ogni cambiamento, c’è bisogno di comprendere verso quale direzione si sta andando. La Siria, al momento, ha bisogno di buoni amici che la accompagnino lungo la strada dell’inclusività e della convivenza armonica trai vari gruppi che formano la sua popolazione. Auspico che la Comunità internazionale, in particolare i Paesi vicini, aiutino la Siria a rimanere territorialmente integra, senza occupazioni di sorta, politicamente stabile, aiutando il processo costituzionale, e socialmente rinnovata, soccorrendo la popolazione nelle povertà che la guerra ha generato in questi lunghi anni».

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