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Mario Draghi e la minaccia di una guerra commerciale con Trump: «L’Ue si è imposta dazi da sola, serve un cambiamento radicale»

15 Febbraio 2025 - 20:25 Alba Romano
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L'editoriale dell'ex premier sul Financial Times: «Le barriere interne dell'Europa equivalgono a una tariffa del 45 per cento per la produzione»

Altro che minaccia dagli Stati Uniti, è l’Europa a imporre dazi a sé stessa. Ne è convinto Mario Draghi, che in un’editoriale sul Financial Times torna a sollecitare interventi ambiziosi e urgenti per favorire l’innovazione e ridurre la dipendenza del Vecchio Continente dalle importazioni dall’estero. «È necessario un cambiamento radicale», scrive l’ex premier ed ex presidente della Bce sulle pagine del quotidiano finanziario. «Un uso più proattivo – continua Draghi – della politica fiscale, sotto forma di maggiori investimenti produttivi, contribuirebbe a ridurre i surplus commerciali e invierebbe un forte segnale alle aziende affinché investano di più in ricerca e sviluppo».

Le barriere interne

L’ex premier riconosce che la diffusione di regolamenti e direttive da parte dell’Unione europea «è stata progettata per proteggere i cittadini dai nuovi rischi tecnologici». Ma col senno di poi, riflette Draghi, quella strategia si è rivelata sbagliata. «Le barriere interne sono un retaggio di tempi in cui lo stato nazionale era la cornice naturale per l’azione. Ma è ormai chiaro che agire in questo modo non ha portato né benessere agli europei, né finanze pubbliche sane, né tantomeno autonomia nazionale». Tutte queste vulnerabilità, secondo Draghi, sono emerse in modo lampante proprio nei giorni scorsi. Da un lato con i dati Eurostat, che hanno certificato come l’Eurozona sia «cresciuta a malapena alla fine dell’anno scorso, sottolineando la fragilità della ripresa interna». Dall’altro con la raffica di dazi imposti dagli Stati Uniti, che rischiano di colpire anche l’Ue. «Questa prospettiva getta ulteriore incertezza sulla crescita europea data la dipendenza dell’economia dalla domanda estera», spiega Draghi. Ma la verità, continua l’ex premier, è che «l’Europa ha imposto con successo dazi su se stessa».

I due fattori che frenano l’Europa, secondo Draghi

Secondo l’ex presidente della Bce, sono due i fattori principali che hanno condotto l’Europa in questa situazione, ma potrebbero anche farla uscire di nuovo se fosse disposta ad affrontare un «cambiamento radicale». Il primo fattore è «l’incapacità di lunga data dell’Ue di affrontare i suoi vincoli di fornitura, in particolare le sue elevate barriere interne e gli ostacoli normativi», che sono «molto più dannosi per la crescita di qualsiasi tariffa che gli Stati Uniti potrebbero imporre». Secondo il Fondo monetario internazionale, fa notare Draghi, «le barriere interne dell’Europa equivalgono a una tariffa del 45 percento per la produzione e del 110 percento per i servizi». Il secondo aspetto è legato alla regolamentazione che interessa le aziende tecnologiche. «L’Europa – continua il ragionamento di Draghi – ha di fatto aumentato le tariffe doganali all’interno dei suoi confini e rafforzato la regolamentazione in un settore che rappresenta circa il 70% del Pil dell’UE».

Foto copertina: ANSA/Daniel Dal Zennaro | Mario Draghi a una cerimonia Ispi a Milano, 9 dicembre 2024

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