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Il digiuno intermittente, i benefici per le immunoterapie e i rischi (di cui si parla meno). Cosa dicono le ultime ricerche

16 Febbraio 2025 - 13:29 Gemma Argento
fetta di pizza con peperoni, olive, funghi, salame
fetta di pizza con peperoni, olive, funghi, salame
La ricerca dell’Istituto Pascela di Napoli accerta la connessione benefica tra tumori e alimentazione a intermittenza. «Capace di rafforzare la terapia e ridurre gli effetti collaterali»

Tra farmaci per dimagrire e nuovi modelli di alimentazione, la ricerca scientifica continua a correre su come aiutare a sconfiggere obesità e cattivi stili di vita legati a un’errata assunzione di cibo. Le scelte alimentari si confermano strettamente collegate alla salute dell’organismo e spesso si rivelano ausili preziosi per malattie importanti come i tumori. L’ultimo caso è quanto accertato dall’Istituto nazionale tumori Ospedale Pascale di Napoli: «Il digiuno intermittente si conferma un’alimentazione in grado di aiutare l’immunoterapia utilizzata per curare tumori, riducendone anche la tossicità per il cuore», spiegano gli scienziati. Torna così al centro un dibattito ancora del tutto aperto su una delle alimentazioni più discusse degli ultimi anni, tra chi ne ha già sperimentato i benefici e chi si mostra scettico. 

Il nuovo studio pubblicato su Nature

La ricerca dell’Istituto Pascale di Napoli è stata pubblicata su Nature Communication e accerta la connessione benefica tra tumori e digiuno intermittente. La terapia oncologica internazionale si sta sempre più basando sui cosiddetti “inibitori dei checkpoint immunitari”: farmaci capaci di togliere i freni al sistema immunitario e renderlo nuovamente in grado di agire contro il tumore. Questi anticorpi monoclonali pensati per curare il cancro inducono purtroppo anche effetti collaterali: «Dai disturbi endocrini autoimmuni a un aumento del rischio di arteriosclerosi a una, seppure rara, grave cardiotossicità come la miocardite», spiegano i ricercatori. La ricerca italiana ha dimostrato per la prima volta che la dieta a intermittenza (Fasting mimicking diet, Fmd) ha il potenziale di aumentare l’attività antitumorale degli inibitori dei checkpoint immunitari riducendone gli effetti collaterali. «Questo vale soprattutto in modelli di melanoma e nei casi di cancro al polmone», spiega il team italiano. Il documento presenta anche dati sulla capacità di ridurre «fibrosi, necrosi e ipertrofia cardiaca causate dagli inibitori dei checkpoint immunitari, insieme alla diminuzione di miocarditi e infiammazioni cardiache sistemiche».

Il digiuno intermittente

Tutti ne parlano, molti lo sperimentano. Il digiuno intermittente è il regime alimentare basato su un’alternanza di alimentazione controllata e digiuno. Una combinazione virtuosa soprattutto per il processo di dimagrimento: associato a una già minore assunzione di cibo e quindi al verificarsi un deficit calorico, il digiuno si rivela un alleato. E questo anche per l’organismo stesso. Si tratta ovviamente di un digiuno controllato, che secondo diversi studi incentrati sugli effetti cellulari, è capace di indurre un meccanismo di rinnovamento delle cellule, rivelandosi così grosso punto di forza tra le moderne strategie alimentari. Esistono diverse tipologie di digiuno intermittente basati su alternanze cibo/non cibo differenti. La formula più diffusa è quella delle 12:12, modello in cui si richiede di concentrare l’assunzione di cibi e bevande in una finestra temporale di 12 ore al giorno. Nelle altre 12 restanti è escluso qualsiasi tipo di alimento, e concessa soltanto l’assunzione di acqua e bevande non caloriche. La chiave per il dimagrimento, anche nel caso del digiuno controllato, è però sempre la stessa, valida per qualunque tipo di regime alimentare volto alla perdita di peso: l’apporto calorico, anche soltanto di quello introdotto nelle 12 ore in questione, dovrà essere comunque inferiore al proprio fabbisogno. Senza deficit calorico nessun digiuno controllato si mostrerà efficace. Un assunto di base da non sottovalutare soprattutto per evitare pericolose celebrazioni della pratica del digiuno. Osannato da diverse celebrità e scienziati negli ultimi anni, il regime alimentari del digiuno a intermittenza è entrato nel dibattito non solo scientifico ma anche sociale. La ricerca di Euromedia Research riporta che 8 italiani su 10 dichiarano di essere a conoscenza o di aver anche solo sentito parlare del digiuno a intermittenza, con un’attenzione particolare all’approfondimento delle donne e delle fasce di popolazione adulta tra i 25 e i 64 anni. Il 15% degli italiani ha dichiarato di aver provato almeno una volta questo regime, con una diffusione maggiore nella popolazione femminile: 1 donna su 5 ha sperimentato il digiuno a intermittenza. 

Le luci 

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha lavorato molto su uno dei temi più dibattuti nell’ambito del benessere legato al regime alimentare. Lo studio dell’Istituto Pascale di Napoli aggiunge un elemento in più rispetto a quanto diverse ricerche avevano accertato sui benefici oncologici provocati dal digiuno intermittente. Il documento pubblicato su Cell dal titolo Dietary intake regulates the circulating inflammatory monocyte pool spiega quanto l’alternanza di momenti di totale assenza di assunzione di cibo a quelli di apporto calorico controllato stimoli una maggiore risposta immunitaria, favorendo la produzione di cellule più efficienti nel riconoscere e attaccare il tumore. Rispetto poi ai sempre maggiori casi di insulino-resistenza, la dieta che “mima il digiuno” favorisce la riduzione dei rischi di diabete di tipo 2, migliorando la regolazione della glicemia. A registrare tali benefici, uno fra tutti, lo studio pubblicato su Cell Metabolism accerta la capacità del regime alimentare in questione di migliorare notevolmente i parametri glicemici, riducendo così il rischio di sindrome metaboliche. Su “Nature Communications” gli scienziati spiegano come il digiuno intermittente sia in grado di garantire una protezione del cervello all’invecchiamento precoce. A determinarne il potenziale sono soprattutto gli effetti sulla riduzione del cosiddetto stress ossidativo: e cioè quell’insieme di alterazioni che si producono all’interno dei tessuti e delle cellule quando vengono esposte ad una quantità eccessiva di agenti ossidanti. E ancora sull’attivazione del meccanismo di autofagia: una vera e propria pulizia delle cellule che aiuta a rimuovere tossine dall’organismo e a prevenire così anche malattie neurodegenerative.  

 … e le ombre

A suscitare dubbi e preoccupazioni sono le ombre che la ricerca continua a rilevare sulle restrizioni temporali legate al cibo: l’ultimo studio preliminare dell’American Heart Association si è concentrato sul modello 8:16 di digiuno intermittente, accertando che i soggetti che lo scelgono hanno un rischio del 91% più alto di morte per malattie cardiovascolari. Si parla del regime che in particolare concentra in 8 ore la finestra temporale in cui è possibile consumare i pasti, con le restanti 16 ore di digiuno. «Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che le persone che seguivano un programma alimentare di 8 ore e con un tempo limitato avevano maggiori probabilità di morire per malattie cardiovascolari», ha spiegato il gruppo di scienziati. «Anche se questo tipo di dieta è diventata popolare grazie ai suoi potenziali benefici a breve termine, la nostra ricerca mostra chiaramente che, rispetto a un intervallo di tempo tipico per mangiare di 12-16 ore al giorno, una durata del pasto più breve non è associata a benefici per il funzionamento del cuore», concludono. Il dubbio che diversi ricercatori continuano ad avanzare è che i benefici di cui abbiamo parlato finora siano legati alla categoria degli effetti a breve termine e che quelli con più margine di azione temporale siano invece molto meno positivi. Ipoglicemia, la presenza di glucosio troppo basso nel sangue, pressione bassa e anemia sono tra altri effetti collaterali su cui i medici mettono in guardia. Insieme a questi anche la forte irritabilità provocata dalle eccessive ore passate senza mangiare, la debolezza generalizzata, senza pensare alle conseguenze psicologiche che un avvicinamento costante alla pratica del digiuno potrebbe comportare, tracciando possibili strade anche per la comparsa di disturbi alimentari.  Sia per le luci che per le ombre, gli esperti continuano a sottolineare la necessità di proseguire la ricerca su un regime alimentare preso d’assalto da sempre più persone nel mondo. «Dobbiamo stare molto attenti a non generare titoli e storie preoccupanti su informazioni ancora da ampliare», spiega Duane Mellor, docente senior presso la Scuola di Medicina della Aston University di Birmingham. «Lo stile di vita  e la scelta specifica dei cibi da assumere sono molto più importanti delle ore in cui decidiamo di farlo».

Foto di marker_photography da Pixabay

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