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«Alessandro Impagnatiello ha premeditato l’omicidio per quasi 6 mesi. Giulia Tramontano ha capito che moriva anche suo figlio Thiago»

17 Febbraio 2025 - 17:25 Stefania Carboni
Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano
Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano
Il parere dei giudici della Corte d'Assise nelle motivazioni della condanna all'ergastolo dell'ex barman

Alessandro Impagnatiello ha premeditato l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano per «quasi 6 mesi». A metterlo nero su bianco i giudici della Corte d’Assise nelle motivazioni della condanna all’ergastolo dell’ex barman, sottolineando che l’idea di uccidere la compagna risalirebbe già al dicembre prima. Quanto accaduto il 27 maggio 2023, quando ha colpito Giulia con 37 coltellate, dopo che lei e la donna con cui aveva una relazione parallela si erano incontrate, «ha determinato una svolta». È stato in quel momento che Impagnatiello «ha compreso che il castello di bugie con cui aveva tenute entrambe le donne in scacco era crollato». Impagnatiello avrebbe «accarezzato l’idea di sbarazzarsi della compagna» risale, secondo la Corte presieduta da Antonella Bertoja, al 12 dicembre dell’anno precedente, pochi giorni dopo che Giulia aveva annunciato la gravidanza. Quel giorno l’ex barman ha digitato online la ricerca «veleno per topi stelfor». «Nell’intervallo temporale di quasi sei mesi non ha più abbandonato quel proposito criminoso; anzi lo ha fatto crescere e maturare dentro di sé, mentre in via parallela e speculare si intensificava e consolidava la relazione segreta», scrivono i giudici.

«Giulia si è resa conto per pochi secondi che sarebbe morto anche il piccolo in grembo»

Giulia si è accorta di quello che stava succedendo. Un’efferatezza, scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza, sancita «non soltanto dai 37 fendenti inferti sul corpo della vittima», ma dal fatto che «ben 11 di essi siano stati inferti allorchè la vittima era ancora viva», e nonostante fosse in stato avanzato di gravidanza, «e portasse in grembo il figlio dello stesso reo» si legge. «Non solo: nel momento in cui è stata attinta dai primi fendenti, mentre si trovava ancora in vita e comprendeva che il compagno la stava uccidendo, Giulia ha senz’altro realizzato, sebbene per una manciata di secondi, che insieme con lei moriva anche il nascituro che portava in grembo. Consapevolezza, questa, – scrivono i giudici – che ha senz’altro provocato nella donna una sofferenza ulteriore rispetto a quella provocata dalla aggressione da parte del compagno» mosso da «un odio distruttivo».

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