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Ha un dolore al petto, le prescrivono un antidolorifico ma aveva una miocardite. A giudizio i medici che visitarono Francesca Carocci

17 Febbraio 2025 - 09:55 Ugo Milano
francesca carocci attrice morta roma
francesca carocci attrice morta roma
La 29enne è deceduta tre giorni dopo l'elettrocardiogramma effettuato in un ospedale romano

Sentiva un dolore al petto Francesca Carocci quando è andata in ospedale. L’attrice di teatro 29enne è stata visitata da due medici all’Aurelia Hospital di Roma che l’hanno dimessa dopo averle diagnosticato uno stato d’ansia. Per alleviare il malessere, le hanno prescritto un antidolorifico. Pochi giorni dopo, il 2 marzo 2024, l’attrice è deceduta, stroncata da un infarto legato a una miocardite, un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore che ne causa la morte. Per la condizione non rilevata, la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dei medici, con l’accusa di omicidio colposo. Tra la visita e la morte di Carocci sono passati tre giorni. Fino a quel momento, l’attrice non aveva mai accusato sintomi o particolari problemi di salute.

L’antidolorifico

«Dentro di me ho tutti i sogni del mondo», aveva scritto la ragazza sui social. L’ultima volta che era salita sul palco aveva interpretato Biancaneve nello spettacolo Che confusione Elsa. Era il 28 febbraio 2024 quando sentendo il dolore al petto ha chiamato un’ambulanza. Arrivata all’ospedale è stata sottoposta a un elettrocardiogramma che non rilevava nessun segnale di pericolo imminente, riporta l’edizione romana del Corriere della Sera. Ma la ragazza non si sente bene. Così i medici le prescrivono un antidolorifico.

La morte in ambulanza

I dolori aumentano sempre di più fino al due marzo, quando l’attrice chiama nuovamente l’ambulanza. Ma è troppo tardi: Carocci muore durante il tragitto verso l’ospedale. «Carocci è stata visitata in una struttura dotata di strumentazione e competenza necessarie per evitare questa tragedia», sostiene l’avvocato difensore dell’attrice. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i medici si sarebbero potuti accorgere dei valori sballati degli enzimi nell’elettrocardiogramma ed effettuare ulteriori accertamenti. Anche se, sostiene il legale dei medici, «non erano indicativi di un danno cardiaco in atto»

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