La villa di Scholz a Hollywood e la ministra con il gigolò: così le elezioni in Germania sono funestate dalle fake news
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Una villa da novanta milioni di euro di proprietà del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Hollywood distrutta dal rogo di Los Angeles. E un messaggio: «Loro guadagnano milioni tradendo gli interessi della gente comune». Si tratta soltanto di una delle tante fake news che stanno interessando le piattaforme social tedesche prima delle elezioni in Germania. Quasi sempre in forma video, guadagnano milioni di visualizzazioni e sono sempre critiche nei confronti dei partiti oggi al potere. E la testata indipendente Correctiv ha scoperto che le campagne partono abitualmente da 102 siti collegati tra loro e vicini alla Russia.
La disinformazione e le elezioni tedesche
Un altro filmato accusa la presidente dei Verdi tedeschi Franziska Brantner. Anche per lei è spuntata una fantomatica villa, con tanto di mappa di Google Earth. Milena Gabanelli sul Corriere della Sera spiega che il Threat Analysis Center di Microsoft, che ha permesso di individuarli, ha definito questa galassia «Storm 1516». Si tratta di siti che copiano le grafiche di media tedeschi come lo Spiegel, oppure hanno nomi come Andere Meinung o Klartext, oppure ancora portano i nomi di testate chiuse come il Berliner Tageblatt. Ospitano contenuti di giornali tedeschi di estrema destra oltre a quelli della tv russa Russia Today, bandita dalla Ue con l’accusa di propaganda putiniana.
John Mark Dougan
A gestirli è un ex marine e vicesceriffo di Palm Beach che si chiama John Mark Dougan. Attivista del movimento di estrema destra Alt-Right, che ha ottenuto asilo politico a Mosca. Secondo il Washington Post Dougan è a libro paga del Gru, il servizio segreto di Vladimir Putin. Lui ha replicato all’articolo: «È tutto inventato. In realtà, trovo il governo russo piuttosto idiota, un mucchio di burocrati incapaci di concludere alcunché». I siti erano ospitati su server localizzati nella Silicon Vallery. Ora transitano su quelli di Valery Korovin, capo del Center for Geopolitical Expertise (CPE) di Mosca, che ha preso il posto della fabbrica di troll di San Pietroburgo, la famigerata IRA, fondata da Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia Wagner morto nell’esplosione del suo aereo.
Valery Korovin
Korovin è oggetto di sanzioni da parte del Tesoro Usa per aver tentato di influenzare le elezioni americane. Tra le notizie diffuse c’è quella che riguarda «un gigolò africano» che «ha fornito prestazioni sessuali alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock durante un viaggio ufficiale in Africa». Un sedicente africano (in realtà un attore) testimonia in un video pubblicato sul sito nigeriano Daily Post, come inserzione a pagamento. Il 31 luglio finisce su Zeitgeschenen.de , uno dei 102 siti dell’armata di Dougan con il titolo: «Dove vanno a finire le tasse tedesche?». Alla fine Baerbock è costretta alla smentita.
1,9 milioni di lavoratori del Kenya
Il 17 dicembre 2024 invece si parla di un accordo tra il presidente del Kenya William Ruto e Sholz per aprire le porte della Germania a 1,9 milioni di lavoratori del paese. In realtà un accordo tra i due paesi prevede l’entrata di poche migliaia di lavoratori in cambio del rimpatrio dei migranti illegali. Ci sono influencer che ripostano questo tipo di contenuti. Tra questi Alina Lipp (Telegram), Michael Wittwer (politico estremista di Pro Chemnitz), Jovica Jovic, Alena Dirksen (ristoratrice, molto attiva). Secondo un sondaggio Bitkom, l’88% dei tedeschi teme la manipolazione elettorale. I più sospettati sono la Russia (45%), gli Usa (42%), la Cina (26%). Secondo un sondaggio della Zdf diffuso venerdì 14 febbraio il 28% non sa ancora per chi votare.
Foto copertina da: SkyTg24