La freddezza di Meloni al vertice di Parigi: «Truppe europee in Ucraina? Anche no. Lavoriamo con Trump ad altre soluzioni»
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È una Giorgia Meloni «riluttante» quella che ha partecipato oggi al vertice europeo di Parigi sulla guerra in Ucraina convocato d’urgenza dal presidente francese Emmanuel Macron. Le sue serie perplessità su tempi e modi dell’incontro erano state anticipate stamattina da diversi quotidiani, e sembrano confermate anche a vertice concluso, secondo quanto filtra da fonti vicine a Palazzo Chigi. «Ho espresso le mie perplessità riguardo un formato che esclude molte Nazioni, a partire da quelle più a rischio, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in un momento storico così delicato», avrebbe confidato ai suoi la premier. Secondo cui la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 è e resta quella delle istituzioni Ue. Le conversazioni di Parigi d’altra parte sono state sì utili, ma niente più che «interlocutorie». D’altra parte c’è pure un altro rischio che Meloni vede e vuole evitare ad ogni costo: quello di creare una frattura tra Europa e Usa. Per lei, non c’è dubbio sul fatto che con Donald Trump i canali di comunicazione e coordinamento vanno tenuti aperti, e saldi. «Questo non è un formato anti-Trump, tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte», ragiona la premier. Che tiene al suo ruolo più volte rivendicato di ponte tra Ue e Usa. Anche rimarcando di condividere le parole pronunciate da J.D. Vance, il vicepresidente Usa che venerdì a Monaco ha messo le dita negli occhi dell’Europa e della Germania con attacchi senza precedenti.
Truppe europee in Ucraina? No grazie
Secondo fonti informate, Meloni avrebbe valutato fino all’ultimo se recarsi di persona a Parigi o partecipare in videoconferenza, proprio a causa dei dubbi sulla struttura dell’incontro. La sua presenza, alla fine, non poteva essere negata. «È servita a ribadire il punto di vista italiano», filtra in serata. Che è appunto quello della necessità di un coinvolgimento più ampio, con il supporto anche degli Stati Uniti. «Non dobbiamo chiederci cosa l’America può fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi», è il senso della linea di Meloni. In concreto, la premier avrebbe chiuso, almeno per ora, all’ipotesi del dispiegamento di truppe europee in Ucraina dopo il cessate il fuoco, ipotesi che la premier ha definito «la più complessa e forse la meno efficace». Al contrario, la leader FdI ha sottolineato l’importanza di esplorare «altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Nel merito, poi, secondo Meloni, le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, «perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire».