Il caro bollette frena anche il progetto nucleare del governo Meloni. Verso un nuovo rinvio per il ddl
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Doveva essere novembre 2024, poi entro la fine dell’anno, poi il consiglio dei ministri di due settimane fa. Ad oggi, invece, anche l’ordine del giorno di mercoledì prossimo difficilmente conterrà il Ddl sul nucleare annunciato dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. A quel che raccontano diverse fonti di maggioranza, il clima – che già vedeva parecchi distinguo all’interno della maggioranza – si è fatto teso anche su questo argomento e si preferisce aspettare anche perché il sì ai reattori potrebbe portare nuovi elementi di polemica politica all’opposizione. «È un tema complesso, che trova il riscontro di Forza Italia (partito di provenienza del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin) e della Lega. Da parte di Fratelli d’Italia ci sono alcune resistenze» – dice a Open una fonte vicina al dossier.
Il tema dei soldi
Il ministro aveva trasmesso il testo del ddl al Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi intorno al 20 gennaio, richiedendo l’iscrizione all’ordine del giorno della prima riunione utile del Consiglio dei ministri disponibile. Invece, siamo all’ennesimo rinvio: «All’interno della maggioranza c’è chi non vede di buon occhio questo ddl, preferendo destinare quei fondi a iniziative più urgenti, come la risoluzione della povertà energetica – chiarisce un’altra fonte – Sembra che ognuno stia cercando di portare avanti i propri obiettivi». Il tema non è tanto la contrarietà al nucleare, non c’è dietro «alcuna ideologia», qui il problema «è esclusivamente di tipo economico». E prosegue: «La povertà energetica è un’emergenza del presente, le famiglie non riescono a pagare le bollette, adesso, mentre il nucleare è una soluzione che vedremo solo tra trent’anni (anche se il ministro Urso a fine anno aveva parlato proprio del nucleare come possibile soluzione per il caro bollette ndr). Questo è sicuramente un tema di divisione interno, ed è visibile, chiaro a tutti».
Il rischio di finire alla Consulta
Nonostante l’importanza della questione, che, se approvata, potrebbe spianare la strada al ritorno dell’energia nucleare in Italia, in commissione, stando a quanto riferito, il tema non viene toccato. «Non sappiamo nemmeno se arriverà. Non sappiamo nulla. C’è un velo di mistero che avvolge tutta la vicenda», spiegano dalla commissione Ambiente. Il provvedimento preparato dal Mase getta le basi per una revisione del quadro normativo esistente, superando così i due referendum del 1987 e del 2011 che decretarono la fine del nucleare in Italia. O almeno, questo è ciò in cui spera il governo. Non è chiaro, infatti, se i provvedimenti a cui sta lavorando l’esecutivo saranno sufficienti a far rientrare l’energia atomica nel mix energetico nazionale ignorando l’esito delle due consultazioni popolari. Lo stesso Pichetto Fratin, d’altronde, non ha escluso che la questione potrebbe finire davanti alla Consulta: «Se ci saranno richieste in tal senso – ha detto il ministro poche settimane fa in un’intervista al Sole 24 Ore – saranno esaminate dall’organo preposto che è la Corte Costituzionale».
Cosa prevede il progetto
Il progetto è ambizioso. Con il disegno di legge, il governo sta chiedendo al Parlamento di concedere una delega che consenta di intervenire nei prossimi 24 mesi con numerosi decreti, con l’obiettivo di giungere a una sintesi unitaria sulla questione nucleare. Il testo prevede anche la creazione di un’agenzia dedicata al controllo del nucleare, per garantire la sicurezza, considerando i recenti progressi nella ricerca in questo settore. Tuttavia, il provvedimento non si limita solo a sancire l’impegno dell’esecutivo per la costruzione di nuovi impianti nucleari, ma si propone di disciplinare l’intero ciclo dell’energia atomica. Questo include lo smantellamento delle vecchie centrali ormai in disuso, il sostegno ai programmi di ricerca e la gestione dei rifiuti radioattivi.