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Morte di Camilla Sanvoisin, il fidanzato Giacomo Celluprica: «Sto passando per un mostro ma non mi interessa. Io so la verità»

giacomo celluprica camilla sanvoisin
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Sul metadone: le fiale mi erano state consegnate regolarmente

Per il decesso di Camilla Sanvoisin alla Giustiniana la procura indaga per morte in conseguenza di altro reato. L’ipotesi è che la 25enne sia morta per una overdose di eroina mal tagliata. In casa del fidanzato 35enne Giacomo Celluprica la polizia ha trovato dosi di metadone, oltre il limite prescritto dal Serd. Eva Audizi, madre di Camilla, ha scritto su Facebook: «Sto impazzendo». Il fidanzato invece dice: «Non sono un mostro, amavo Camilla e infatti non è vero che sono stato arrestato. Sono libero e spiegherò quello che è successo».

Il metadone

Celluprica sul metadone trovato in casa sua dice a Repubblica: «Sono fiale sigillate che mi erano state consegnate regolarmente». La coppia viveva alla Giustiniana, periferia nord di Roma, in una casa nel verde. «Qui la mamma e il papà di Camilla non venivano, non li abbiamo mai visti in tutti questi mesi» raccontano i vicini. Figlio di gioiellieri, Giacomo «si è fatto un allevamento per cani e lavora con personaggi del mondo dello spettacolo che gli lasciano i propri animali durante il giorno. Lo vedi uscire la mattina presto e tornare la sera tardi, sfinito».

Lei, invece, «studiava e studiava», dice la vicina di casa. «Mi era stata vicina in questi mesi di difficoltà e non lo dimentico. Mi teneva la mano a volte. Da quando ho saputo non sono più riuscita a dormire. Ho chiamato subito Giacomo ma il cellulare è sempre spento. So che è in corso un’inchiesta. Se un domani dovessero chiamarmi a testimoniare direi che il loro era un amore complicato ma forte. C’era la droga, è vero, ma lui stava cercando di uscirne».

Giacomo Celluprica

Celluprica al Corriere della Sera parla delle 40 fiale di metadone: «Dicono tutti che io sono in stato di arresto, ma non è così. Sono libero. Non so neanche di essere indagato, non so nulla in questo momento. Vorrei dire tante cose ma non posso, capitemi». Il metadone «era contenuto all’interno di alcune fiale sigillate, che mi erano state regolarmente consegnate. Questa è stata l’unica ragione per la quale mi hanno portato via». Mentre secondo lui «questa tragedia si sta gonfiando mediaticamente, come se io e Camilla fossimo una carogna sulla quale ci si deve avventare». E ancora: «Vorrei spiegarvi tutto, dirvi molto di più, anche perché mi piace il concetto della condivisione, ma dovete capirmi — piange disperato — in questo momento non posso».

«Non è solo questo, è peggio»

Ancora: «L’unica cosa che avrei voluto, perché adesso è tardi per tutto, è che vi foste informati prima di scrivere determinate cose, di pubblicare le sue foto: avrei voluto più attenzione, più delicatezza. Camilla non era la persona che descrivete guardando i social». E conclude: «È accaduto tutto l’altro ieri, sto passando per un mostro, ma non mi interessa, io so la verità». Potrà raccontarla prima di tutto agli investigatori. «Guardi, so bene che la mia vita è compromessa. Questa è una bomba che è esplosa: si sgonfierà? Non lo so, scrivete quello che volete, non mi interessa. Se c’è qualcuno che sta male, oltre alla sua famiglia, sono io. Perché io e Camilla ci amavamo molto».

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