Trattative Russia-Ucraina, Marco Rubio in Arabia. Anche Zelensky fa tappa a Riad: «No ad accordi presi senza di noi»
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I dialoghi di pace tra Russia e Stati Uniti non sono visti di buon occhio da Kiev. Il timore di essere scavalcati, come l’Unione europea, e di non riuscire a far valere la propria voce è ben viva: «Non possiamo riconoscere nulla o alcun accordo su di noi senza di noi», ha detto il presidente ucraino Volodymy Zelensky. «E non riconosceremo tali accordi». Il riferimento è ovviamente ai colloqui di domani, martedì 18 febbraio, tra il primo incontro tra il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Mercoledì 19 sarà invece la volta dello stesso Zelensky, che come annunciato dal suo ufficio volerà a Riad. Insomma, tutto è pronto perché le trattative in vista di una pace che ponga fine al conflitto ormai triennale diventino un affare concreto. «Una telefonata non fa la pace, non risolve una guerra complessa come questa», aveva detto domenica Marco Rubio durante un’intervista all’emittente americana Cbs. Bisognerà però capire quali saranno le richieste messe sul tavolo da Mosca e da Kiev, e se i negoziatori a stelle e strisce troveranno un punto di incontro.
I timori di Kiev e la tappa a Riad di Zelensky
Ad aprire il fronte negoziale, dopo lunghi proclami elettorali che suonavano come promesse vacue, è stato proprio il presidente americano Donald Trump. Negli scorsi giorni il tycoon ha parlato al telefono con il presidente russo Vladimir Putin e con il suo omologo ucraino Zelensky. Il contatto con il Cremlino aveva allarmato Kiev, che temeva (e teme ancora) accordi «alle spalle», anche visto il buon sangue che corre tra Trump e Putin. Ancora adesso il presidente ucraino è convinto che il dialogo diretto con Mosca «non porterà a nessun risultato». Nelle ultime ore, però, lo stesso Zelensky ha fortemente virato la sua strategia comunicativa verso un dialogo con la Casa Bianca. E ha deciso di prolungare il suo viaggio in Medio Oriente, dopo che sabato 15 febbraio si era detto «sorpreso» dalla notizia di un incontro tra una delegazione americana e Sergej Lavrov in Arabia Saudita. Dagli Emirati Arabi Uniti, il presidente ucraino si sposterà a Riad per una visita ufficiale che, secondo quanto riferito dal suo portavoce, era «pianificata da tempo». Lo stesso Zelensky, prima di partire alla volta di Abu Dhabi aveva anticipato di non avere in programma alcun incontro con funzionari russi o statunitensi. Ma vista la tappa a Riad sembra difficile che sia evitato qualunque contatto.
February 17, 2025
Le rassicurazioni di Washington: «Ucraina sarà coinvolta»
Intanto Marco Rubio ha toccato terra a Riad, dove martedì 18 febbraio si siederà al tavolo con il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’assistente presidenziale Yuri Ushakov. Secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, i due sarebbero stati «inviati su istruzione del presidente Putin per dedicarsi principalmente al ripristino dell’intero complesso delle relazioni russo-americane». E alla Tass Ushakov ha sottolineato una problematica: «La questione ora è mettersi d’accordo su come avviare i negoziati. La parte americana non ha ancora nominato il suo negoziatore capo».
La delegazione statunitense – composta anche dal consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump, Michael Waltz, e dall’inviato in Medio Oriente Steve Witkoff – ha rassicurato Kiev di non voler raggiungere nessun accorto segreto con Mosca. «Entrambe le parti hanno espresso l’interesse a porre fine a questo conflitto», ha detto Rubio. «Se si tratterà di veri negoziati, e non siamo ancora a quel punto, l’Ucraina sarà coinvolta perché sono stati loro a essere invasi». E ha poi negato ogni dialogo amichevole tra Casa Bianca e Cremlino: «Non credo che in geopolitica ci si debba fidare di nessuno».
Europa, la grande esclusa
Certo, tra il dire e il fare la distanza è ampia. Ma più volte Rubio è sembrato rispondere a parole agli evidenti dubbi che la trattativa aveva fatto insorgere nei palazzi di Kiev. «Pace non è un sostantivo, è un verbo», ha continuato il segretario di Stato. «È un’azione, bisogna fare passi concreti verso di essa». E ha poi sottolineato che il presidente Trump in persona terrà d’occhio «se si tratta di un tentativo (da parte di Mosca, ndr) di guadagnare tempo o se si tratta di una cosa reale». Proprio per evitare che sia percepito un “doppio binario” di trattative, l’inviato americano per la Russia e l’Ucraina Keith Kellogg sarà in visita a Kiev giovedì 20 febbraio. Per l’occasione Zelensky avrebbe organizzato un viaggio al fronte: «Credo che non rifiuterà». Il tutto senza l’ombra di una partecipazione da parte dell’Europa. La spiegazione l’ha fornita Lavrov stesso: «Se si siederanno al tavolo dei negoziati con l’obiettivo di continuare la guerra, perché invitarli?».
La riunione parallela per il futuro di Gaza
Il segretario di Stato americano, dopo essere atterrato a Riad, non è stato con le mani in mano. Ha già incontrato il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan ed è stato ricevuto (alle 18 ore locali) dal principe ereditario Mohammed bin Salman. All’ordine del giorno era il futuro della Striscia di Gaza: Rubio, secondo il New York Times, ha infatti il compito di fare pressione sulla leadership saudita perché si arrivi a una concreta proposta per il futuro della Striscia. Anche perché la prima visione esplicitata da Donald Trump, che prevedeva il controllo diretto degli Stati Uniti e la ricostruzione degli edifici fino a fare una «riviera», era stata rifiutata dal mondo arabo. Riad compresa.