Lucio Corsi, parla il compagno di liceo: «A Castiglione è scoppiata la Luciomania. Chi lo ignorava ora lo adora»
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C’è sempre un vincitore del Festival di Sanremo che non vince il Festival di Sanremo, quest’anno questo titolo spetta sicuramente a Lucio Corsi e la sua Volevo essere un duro. Un personaggio del tutto atipico rispetto alla discografia contemporanea, che ha catturato l’amore del pubblico grazie a garbo e umiltà, con una canzone che inneggia alla vulnerabilità. Corsi viene orgogliosamente dalla provincia, un fattore che certamente influisce sulla sua genuinità e poetica. Per conoscerlo meglio allora Open, dopo l’intervista al chitarrista Tommaso Ottomano, ha contattato Luca Giommoni, compagno di liceo e compaesano, ma soprattutto organizzatore dei primi live di Corsi a Castiglione, 5mila anime nel maremmano, 7mila comprese le frazioni come Vetulonia, dove il cantautore è cresciuto e vive. Un testimone del percorso intrapreso negli ultimi dieci anni che lo ha portato a questo clamoroso e del tutto inaspettato secondo posto da outsider.
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Che rapporto vi lega?
«C’è sempre stato un rapporto di stima tra noi fin dai tempi delle superiori, lui era molto amico della mia ex fidanzata, ne abbiamo fatte di cose. Io ho organizzato una serie di concerti di Lucio qui a Castiglione, il nostro paese».
Com’era Lucio Corsi ai tempi del liceo?
«Lui era un ganzo, come è ora. Spiccava per originalità e talento, uno strambo, quello che faceva non era facilmente capibile. Ricordo che ci trovavamo su una panchina all’una di notte e parlavamo di musica. Di Brunori, di Dente…».
Come musicista era apprezzato in paese?
«Lucio era conosciuto nell’ambiente ai tempi delle superiori, soprattutto dai trentenni, ma sempre a livello di nicchia, non così tanto. Chi lo conosceva però lo stimava».
Come veniva percepito il suo personaggio?
«Non era bullizzato ma nemmeno preso come idolo, era un tipo molto ganzo, già di nicchia alle superiori. Tanti castiglionesi, specie quelli che non ascoltavano la musica, lo pigliavano un po’ in giro per questo capello lungo, ma niente di che, goliardia di provincia. Ma non a Grosseto. Quindici anni fa a Grosseto c’era un bell’ambiente. E infatti la sua fanbase è soprattutto lì, dove ha fatto le scuole».
Che ricordi hai di quei primi concerti?
«C’erano massimo 300 persone. A uno di questi ha partecipato anche Francesco Bianconi dei Baustelle, che ha casa qui da noi e da quando è piccolo va a mangiare i tortelli nel ristorante della nonna di Lucio. Quindi in pratica si sono visti crescere».
Eri con lui a Sanremo?
«Sono andato a trovarlo mercoledì, ci siamo incontrati in un ristorante, la situazione era caotica. Figurati che nello stesso ristorante c’era anche Elodie, ad un certo punto è passata a salutarlo al tavolo e lui le ha fatto solo educatamente un sorriso, e lei allora è andata via. Una scena molto strana».
Castiglione come ha accolto questa sua avventura sanremese?
«È scoppiata la luciomania. Gente che prima non se lo filava ha cominciato a parlare bene di lui. La sindaca di Castiglione è impazzita, anche se fino a un certo punto della gara non lo considerava tanto. Ora vorremmo organizzare una festa per lui in paese, ma sta a Milano e non può tornare subito perché sta finendo il disco. Gli ho mandato ieri una foto di un bimbo di Castiglione che si è vestito da Lucio Corsi per carnevale. Mi sono arrivate foto di disegni di bambini che ritraggono lui e Topo Gigio».
Quando personaggi come Lucio Corsi si presentano davanti al largo pubblico solitamente a un certo punto ci si pone sempre il dubbio di quanto siano autentici…
«Lucio è autentico al 100%, è proprio così. Lui si veste così nella vita quotidiana. Alle superiori ha tenuto i capelli un po’ più corti, con jeans stretti e polacchine, sembrava un fumetto. Ha sempre avuto cappelli e giacche di vario tipo. Ripeto: un ganzo».
Secondo te lui guarderà a questo successo come una rivincita su qualcuno?
«No, non è andato a Sanremo con quella motivazione lì ma per la sua musica e per viversi un’esperienza incredibile. Io al suo posto avrei pensato “non mi cagavate e ora tutti impazziti”, mentre lui no: è solo molto felice e sorpreso».
Ma perché Lucio Corsi è piaciuto così tanto?
«Perché, se guardi bene, i concorrenti che c’erano in gara sono quasi tutti la sua antitesi. Gli hanno affiancato talmente tanti personaggi, come Tony Effe, Achille Lauro, Fedez, Elodie…cantanti che sono delle aziende. E poi è arrivato questo ragazzo così puro ed è stato un po’ l’eroe di cui avevamo bisogno. L’antieroe. E infatti la cosa più assurda è che il duro più duro di Sanremo, Tony Effe, alla fine indossa la maglietta di Topo Gigio. L’antieroe ha portato dalla sua il più duro del festival».
Tu ai tempi del liceo avresti scommesso su di lui?
«No. Lo consideravo un artista incredibile, ma non pensavo potesse sfondare quel muro lì».
Ti ricordi cosa hai provato quando hai sentito il suo nome pronunciato da Carlo Conti?
«Io sapevo che stava lavorando per andare a Sanremo, me l’aveva detto. Quando l’ho visto nella serie con Carlo Verdone, che da direttore artistico lo porta al Festival, ho pensato fosse un’anticipazione di quello che sarebbe avvenuto. Infatti non mi sono stupito».
Anche l’incontro con Verdone è dovuto a Castiglione, giusto?
«Si, Verdone lo ha scoperto grazie a Giovanni Veronesi, che ha casa qui a Castiglione. Forse lo ha visto a qualche concerto che ho organizzato io».
Come credi reagirà a questa ondata di successo?
«Sicuramente sarà più cauto. È una persona sociale Lucio, ma non gli garba molto stare al centro dell’attenzione fuori dal palco, questo rimarrà in lui, sicuramente. Non dirà mai di no ad un autografo o a una foto. Poi lui ha una grossa fortuna, avere una casa qui, dove puoi nascondere bene. Lucio qui vive bene»
C’è qualcosa di questo successo che ti fa paura per lui?
«Spero non ceda mai a compromessi che lo distoglierebbero dalla sua poetica e dal suo modo di intendere la musica. Spero per lui che faccia una bellissima carriera, però sempre con questo suo modo di essere. Vorrei che continuasse ad essere sempre sulla cresta dell’onda ma rimanendo comunque di nicchia. Come Samuele Bersani o Daniele Silvestri, artisti di livello ma fedeli alla linea. Questo mi piacerebbe»