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Putin pronto a parlare con Zelensky? L’apertura dal Cremlino: le ultime condizioni di Mosca

18 Febbraio 2025 - 12:10 Filippo di Chio
ucraina vladimir putin russia zelensky cremlino condizioni
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No alla Nato e il solito problema di legittimità della presidenza Zelensky: questi i punti su cui il portavoce Dmitry Peskov ha posto l'attenzione. Ma la porta per una trattativa sembra socchiudersi

Un’apparente apertura alle trattative di pace tra Russia e Ucraina: il leader del Cremlino Vladimir Putin sarebbe disposto a negoziare direttamente con Kiev. È quanto ha comunicato alla stampa il portavoce del presidente Dmitry Peskov, nello stesso momento in cui ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio sono seduti uno di fronte all’altro al primo tavolo di negoziazioni in Arabia Saudita. Non si può parlare però di disponibilità totale al dialogo, perché Mosca le sue condizioni le chiarisce fin dall’inizio. A partire dal no secco all’ingresso di Kiev nella Nato, fino a rimarcare – per l’ennesima volta – che il potere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non sarebbe legittimo.

Le condizioni poste da Putin

Innanzitutto, per quanto sarebbe stato «lo stesso Putin» a dirsi pronto, Peskov ha specificato che le trattative devono essere percepite dal Cremlino come «necessarie». E che soprattutto andrebbe discussa la base legale degli eventuali accordi «considerando che la legittimità di Zelensky può essere messa in discussione». Ufficialmente, infatti, il mandato del presidente ucraino è finito nel maggio 2024. E a causa della legge marziale in vigore dall’invasione russa del febbraio 2022, il Paese non ha ancora riaperto le urne per tornare al voto.

Sì all’Ue, no alla Nato

Quelle di Peskov, però, non sembrano solo parole gettate al vento per quanto figlie di precisi proclami politici. Dalla Russia arriva infatti il nulla osta all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea: «Si tratta di integrazione e processi di integrazione economica», ha detto. «E qui, ovviamente, nessuno può imporre nulla a nessun Paese. Noi di certo non lo faremo». È un altro paio di maniche quando si tratta di alleanze militari però, come sarebbe una eventuale adesione di Kiev alla Nato o – come proposto dalla premier italiana Giorgia Meloniun’estensione all’Ucraina del singolo articolo 5 del Trattato Nord Atlantico che impone ai membri dell’Alleanza di difendere chi viene attaccato. Il timore di un fronte comune a difesa di Kiev, e sorretto da un Trattato, ha scaturito nel Cremlino un chiaro atteggiamento: «Sulle questioni di sicurezza legate alla difesa o ad alleanze militari la nostra posizione è completamente diversa. Ma questa è una cosa ben nota». Anche perché l’obiettivo, apertamente dichiarato da Peskov con un’espressione alquanto criptica, è «trovare una risoluzione duratura e sostenibile a lungo termine» tenendo conto delle «questioni globali di sicurezza nel continente».

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