Eleonora Giorgi ricoverata e in terapia del dolore per il tumore: «Sono così matta che spero ancora in un miracolo»


Eleonora Giorgi è ricoverata in una clinica romana. Sta facendo la terapia del dolore: morfina e cortisone. Per lei «ogni giorno è un regalo», come aveva detto quando aveva parlato del suo tumore al pancreas. Anche se non riesce più a camminare, dice che non le piace essere chiamata guerriera: «Mi sento più una archivista che cerca di mettere ordine nel caos». E rivela di non essere saggia: «Sono alle prese con un naufragio e cerco di gestirlo. Ma in fondo sono così matta che spero ancora in un miracolo. Se succederà correremo dal Papa e chiederemo spiegazioni».
La malattia
Giorgi parla oggi con il Corriere della Sera. Nell’intervista firmata da Michela Proietti spiega di sentirsi debole: «Ma la mia origine austroungarica mi fa essere soldato di me stessa: dopo l’ultima crisi di tre settimane fa il mio oncologo ha deciso di ricoverarmi. Mi sono ritrovata da sola in casa, di notte, a urlare, in preda ai dolori. Qui ho recuperato le forze». Ora è nelle mani di due oncologi, Paolo e Luca Marchetti, padre e figlio. Il tumore al pancreas, spiega l’Airc, si manifesta quando alcune cellule, nella maggior parte dei casi le cellule di tipo duttale, si moltiplicano senza più controllo. Si tratta del tumore a minor sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi (34% nell’uomo e 37,4% nella donna) che a cinque anni (11% nell’uomo e 12% nella donna).
Il tumore al pancreas
La malattia è molto rara tra chi ha meno di 40 anni. I fumatori hanno un rischio di ammalarsi circa doppio rispetto a chi non ha mai fumato. Si sviluppa nella testa dell’organo, nella maggior parte dei casi con origine nei dotti che trasportano gli enzimi della digestione. La neoplasia prende il nome di adenocarcinoma duttale del pancreas. «La mia origine austroungarica mi fa essere soldato di me stessa: dopo l’ultima crisi di tre settimane fa il mio oncologo ha deciso di ricoverarmi. Mi sono ritrovata da sola in casa, di notte, a urlare, in preda ai dolori. Qui ho recuperato le forze», spiega l’attrice. Durante le flebo i suoi figli Andrea Rizzoli e Paolo Ciavarro le hanno stretto la mano «per 14 ore di fila».
Dieci passi
Adesso che non riesce più a fare «dieci passi», ha un’ampolla al collo e l’ossigeno: «Mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile. Ogni giorno è un regalo». A San Valentino con la nuora Clizia ha visto il suo nipotino Gabriele di tre anni: «Gli hanno detto che la nonna è in albergo: abbiamo liberato in aria dei palloni rossi». Ora passa la notte in gran parte sveglia. Tormentata da ricordi come «la scomparsa di Alessandro Momo, il mio primo fidanzato. E le droghe: oggi, quando mi sedano, quelle sostanze in parte le riconosco». La sua giornata la passa con «tre cicli di terapie, dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Poi il silenzio. Mi ha fatto compagnia Sanremo e ringrazio Bianca Balti per avermi ricordata. Le auguro di guarire presto, fa male vedere una donna giovane soffrire».
Il corpo
E ancora: «La mia pancia e le mie gambe sono gonfie, ma ogni giorno metto il fard e il cappellino, ho anche una spazzola per i capelli, anche se sono di un centimetro. Cerco di rispettarmi: ricevo complimenti per la mia eleganza in pigiama». L’ex marito Massimo Ciavarro «è tornato da Lampedusa, dove vive, per portarmi cose cucinate da lui: gli gnocchi alla romana, le polpettine con il purè, il merluzzo al vapore. È rimasto per dieci giorni». Non è credente ,ma ha senso del divino: «La mia anima è pronta a essere portata via con il vento. La vita per me ha un senso magico. Vorrei riabbracciare la mia cagnolina Klari, spero venga di corsa incontro a me. Poi mia nonna e Angelo. E i due brevi amori napoletani, Pino Daniele e Massimo Troisi».