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Nicola Berti il festaiolo e gli scherzi dei compagni: «I milanisti dicevano che ero l’amante di Aldo Serena»

19 Febbraio 2025 - 07:49 Alba Romano
nicola berti aldo serena amante
nicola berti aldo serena amante
L'ex centrocampista dell'Inter: «La gelosia è una brutta bestia»

«Nicola Berti facci un gol» era uno dei cori più gettonati a San Siro in quegli anni. Serviva a celebrare il centrocampista che ha giocato dieci anni nell’Inter, vincendo uno scudetto e due Coppe Uefa. A 57 anni Berti ormai è un ex. E oggi riepiloga la sua vita e la sua carriera in un’intervista al Corriere della Sera. Nel colloquio con Paolo Tomaselli parla delle sue feste pazze, dell’amicizia con i giocatori avversari e di Aldo Serena. Compagno di squadra e anche suo amante, secondo i milanisti: «La gelosia è una brutta bestia», commenta lui oggi nel colloquio con Paolo Tomaselli.

Gli inizi

Il padre aveva un negozio di prosciutti. Ma lui non sa più disossarli: «Mio padre me lo aveva insegnato nel negozio di famiglia. Non credeva che avrei mai sfondato nel calcio, per cui mi prese un banchetto con il quale giravo i mercati. D’inverno stavo lì con un giaccone enorme, stile omino Michelin. E mi ricordo ancora il gelo alle mani quando prendevo le ricotte dall’acqua». A 16 anni giocava già in serie C (come centravanti): «A diciassette anni ho debuttato in serie B, facevo anche lo stopper. Avevo una grande tigna, anche se tecnicamente non ero il massimo…». Poi il primo contratto con la Fiorentina, che gli fece avere il nomignolo di miliardario con lo zero in condotta. Perché «assieme ad altri dieci “geni” in prima media andammo su una collina di Salsomaggiore a fumare e a perdere tempo. Per separarmi dalle cattive amicizie mi bocciarono».

Il mondiale del 1994

Berti ricorda che nella finale del mondiale 1994 «contrariamente a quanto si pensa mi ero candidato per calciare il rigore, ma Sacchi mi saltò. Mi consolai per la sconfitta andando a San Diego con i miei amici brasiliani». All’epoca, dice, era uno serio «anche se fumavo il cubano in camera di Baresi. Quell’anno dopo un lungo infortunio, come ha detto il nostro allenatore Marini, ho salvato l’Inter dalla B, ho segnato nella finale di andata della Coppa Uefa che abbiamo vinto. E poi ho giocato tutto il Mondiale in fascia: un ruolo non mio». All’epoca si diceva “Berti esce e beve”. Lui non si pente «perché non ho mai esagerato. Cioè, una sera fatta bene ogni tanto la facevo. Ma una ogni tanto».

Il festaiolo

A Milano viveva in piazza Liberty: «In quell’appartamento sono rimasto nove anni: duecentocinquanta metri quadri, con terrazza sul Duomo, se i muri potessero parlare… Ma appunto, non è che si faceva festa tutti i giorni, anche perché organizzare per cento persone non era una cosa così semplice. Il festaiolo ero sempre io, ma c’erano tanti compagni e tanti milanisti. Veniva anche Vialli da Torino». E ancora: «Anche ai miei compagni davo un po’ fastidio a volte, perché guadagnavo tanto, sorridevo sempre, e mi permettevo di andare a bere una birra al pub, anche due. E qualche volta è capitato che alla domenica sbagliassi la partita».

Gli scherzi

«Per scherzo mi hanno bruciato un paio di scarpe da squash a cui tenevo molto. Le avevo indossate per due mesi di fila: l’ideatore fu Pagliuca», racconta. A preoccuparlo anche i pedinamenti dell’Inter: «Poi mi convocavano in sede, mostrandomi dove ero stato. In un periodo storto mi mandarono per punizione una settimana a San Pellegrino Terme da solo con il preparatore, in un albergo per camionisti: non c’era neanche la tv in camera». E rivela che «i milanisti dicevano che io e Aldo Serena eravamo una coppia: la gelosia è una brutta bestia». Infine, lo scherzo delle «Iene», con la figlia ventenne illegittima che viene dai Caraibi per incontrarla: «Ci sono cascato alla grande! Secondo me l’ideatore è stato proprio Aldo Serena, gliel’ho anche chiesto, ma non dirà mai la verità. C’è stato un periodo in cui a Saint Barth ero single e passavano di lì le navi da crociera, poi c’erano gli shooting delle modelle…».

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