Omicidio in panetteria a Milano, il figlio del proprietario: «Ho ucciso perché mi minacciavano»


«Mi avevano minacciato». Sarebbe questo, in sostanza, il motivo che avrebbe spinto Raffaele Mascia, 21 anni, a sparare e uccidere il 49enne ucraino Ivan Disar e a ferire gravemente il connazionale 26enne Pavel Koresko, nella panetteria gestita dal padre di piazzale Gambara di Milano. Oggi pomeriggio, mercoledì 19 febbraio, il giovane – assistito dai legali Giuseppe Alessandro Pennisi e Valentina Camerino – è stato interrogato dal pm Carlo Enea Parodi nel carcere milanese di San Vittore, dove è detenuto da lunedì con le accuse di omicidio e tentato omicidio aggravati dai futili motivi e porto illegale dell’arma. Secondo la versione di Mascia, figlio del titolare della panetteria dove ha avuto luogo la sparatoria, quel pomeriggio – scrive l’Ansa – sarebbe stato minacciato dai due e per questo motivo avrebbe reagito, perdendo la testa. Tuttavia, nella testimonianza già resa dalla donna che era in compagnia dei due ucraini – e che sarà ascoltata nuovamente giovedì 20 febbraio -, però, non c’è traccia di queste presunte minacce. Per ora dalla sua versione è emerso che il giovane avrebbe reagito perché si sarebbe sentito infastidito, in sostanza, dalla presenza nel locale dei due, dalle loro parole e dai loro comportamenti.
Il 21enne non ha voluto dire dove ha nascosto la pistola
Nel frattempo, mentre la difesa punta a far cadere l’aggravante dei futili motivi e a far considerare l’attenuante della provocazione, Mascia ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere quando gli è stato chiesto dove abbia nascosto la pistola, che non è stata trovata. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, il 21enne avrebbe però fatto sapere agli inquirenti di avere una P38, mai dichiarata, con la quale sono stati esplosi i colpi nel negozio, poiché lo imporrebbe «la legge della strada: per questo ero armato», avrebbe dichiarato il giovane agli inquirenti che l’hanno bloccato alle 20 di lunedì in piazza Venino, zona Sant’Agostino, dopo 48 ore di «caccia». «Non sarà mai ritrovata da nessuno», avrebbe aggiunto. Nel frattempo, la Procura ha già chiesto la convalida del fermo e la custodia in carcere, contestando i pericoli di fuga, inquinamento probatorio e reiterazione del reato. Il gip Luca Milani lo interrogherà domani, prima della decisione su convalida e misura cautelare.
In copertina: ANSA / PAOLO SALMOIRAGO | I rilievi in piazzale Gambara dove una persona è morta e l’altra è rimasta ferita in modo grave durante una sparatoria in un panificio pasticceria, Milano, 15 febbraio 2025