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Papa Francesco, la polmonite bilaterale e la «situazione critica»: l’unzione ricevuta e la rinuncia al soglio già programmata

papa francesco polmonite bilaterale rinuncia soglio dimissioni situazione critica
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Gli esami hanno certificato la presenza di una infezione polimicrobica. La diagnosi resta complicata e si parla di settimane per il decorso. La lettera di dimissioni firmata nel 2013

Quanto è grave la polmonite bilaterale diagnosticata a Papa Francesco? E soprattutto: le sue condizioni lo porteranno alla rinuncia e alle dimissioni? L’88enne Jorge Mario Bergoglio è affetto da una «bronchite su base infettiva», ovvero un’«infezione delle vie respiratorie». Gli esami hanno certificato la presenza di una infezione polimicrobica. Ovvero la presenza di batteri e microrganismi di specie differenze. Insorta su un quadro di bronchiectasie e di «bronchite asmatiforme» che provoca affanno e dispnea, la difficoltà a respirare e il fiato corto. Il pontefice ha firmato una lettera nel 2013 dopo la rinuncia di Joseph Ratzinger. L’ha consegnata all’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il Pontefice oggi «si è alzato e seduto in poltrona, come ha fatto normalmente in questi giorni. Il cuore regge molto bene, è autoventilato». Nei prossimi giorni, precisano fonti, citate anche dal Servizio di informazione religiosa (Sir), è ipotizzabile una conferenza stampa con lo staff medico del nosocomio romano e del Vaticano per ulteriori precisazioni. Nel tardo pomeriggio è atteso un altro bollettino medico. Sempre nel pomeriggio è previsto l’arrivo al Gemelli del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, di rientro dal Burkina Faso. Quanto alle fake news che circolano insistentemente in questi giorni, da fonti vaticane si fa notare che «le informazioni sulla salute del Santo Padre le diamo con regolarità» .

La diagnosi

Bergoglio si trova attualmente sotto terapia cortisonica antibiotica. Le condizioni sono peggiorate. Perché Francesco è arrivato all’ospedale Gemelli di Roma fortemente immunodepresso. Oltre che con il viso gonfio, come è normale in questi casi. Il papa è affetto anche da una gonartrosi al ginocchio che lo costringe a muoversi con il bastone o in sedia a rotelle. Secondo il Corriere della Sera ha ricevuto l’unzione degli infermi, che è una pratica normale tra i credenti malati e non è più la vecchia estrema unzione. Padre Antonio Spadaro, ex direttore della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica e sottosegretario per la cultura, dice al quotidiano che il suo confratello «ha un’energia vitale straordinaria. Non è una persona che si lascia andare, non è un uomo rassegnato. E questo è un elemento molto positivo, lo si è visto anche in passato».

Infezione respiratoria polimicrobica

Secondo Spadaro ci vorranno due o tre settimane prima delle dimissioni dall’ospedale. Sulla rinuncia possibile al soglio pontificio, dice: «Lui è consapevole, come ha detto in passato, che si governa con la testa e non con le gambe. Certo, si tratta anche di valutare le energie che si possono esprimere. Il Papa è una persona che, se comprendesse di non avere più le forze per portare avanti la Chiesa, si dimetterebbe. Ma finché sente che le energie ci sono, non sarà un problema temporaneo di salute a fermarlo. Benedetto XVI ha aperto la possibilità e Francesco non ha mai escluso le dimissioni. Ma di norma, ha spiegato, il ministero del Papa è a vita». Il quadro clinico è molto critico. Le terapie somministrate non hanno determinato miglioramenti significativi.

L’immunodepressione e la «bronchiectasia asmatiforme»

L’immunodepressione, spiega ancora il Corriere, è una condizione di debolezza in cui la funzionalità del nostro sistema immunitario, deputato al contrasto delle infezioni, risulta depotenziato. L’infezione polimicrobica suggerisce la presenza, oltre che di batteri e virus, anche di funghi. Che sono causa di infezioni opportunistiche. Le infezioni possono compromettere la funzionalità degli organi. L’ultimo bollettino medico parla di «bronchiectasia asmatiforme», ovvero con una componente asmatica. Il pericolo maggiore è la sepsi, ovvero il passaggio nel sangue dei microorganismi che si trovano negli altri organi. La conseguenza immediata sarebbe l’infiammazione del tessuto di entrambi i polmoni.

Polmonite bilaterale

Massimo Andreoni, professore a Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive, spiega oggi a Repubblica che l’infezione si è instaurata in una situazione di patologia polmonare cronica. Lo spasmo bronchiale provoca insufficienza respiratoria. La cura è complessa perché «l’infezione è dovuta a germi diversi e la contemporanea componente asmatica richiede il trattamento con il cortisone, che da un lato riduce i sintomi di quella patologia ma dall’altro comporta una riduzione delle difese dell’organismo, proprio nel momento in cui c’è bisogno di combattere i batteri». La terapia prevede l’uso di diversi antibiotici contemporaneamente.

Quadro clinico complesso

Il quadro clinico è complesso. Ma secondo Andreoni «il fatto che il Papa non sembrerebbe avere febbre, che continua a svolgere il suo lavoro. Questo è buon segno, sono tutti elementi che lasciano intendere che l’organismo sta reagendo bene alle cure somministrate. E anche l’apparato cardiocircolatorio sembrerebbe essere comunque integro». Infine, «certamente il quadro richiederà un ricovero discretamente lungo perché la soluzione della polmonite richiede trattamenti di molti giorni. Una più chiara evoluzione del quadro clinico e quindi delle prospettive di degenza, si avrà nelle prossime ore, quando si comprenderanno meglio gli effetti delle terapie». Insomma, spiega il quotidiano, l’infezione sembra essersi diffusa. Il corpo del Papa non ha ancora reagito a dovere. E si impone una terza, ulteriore modifica della terapia farmacologica.

Le dimissioni e la rinuncia al soglio pontificio

In questa ottica Il Giornale ricorda che Papa Francesco ha firmato all’inizio del suo pontificato la lettera di dimissioni nel caso venga paralizzato in modo permanente da una malattia. Lui stesso ne ha parlato in un’intervista al quotidiano spagnolo Abc: «Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato. Ho firmato la rinuncia e gli ho detto: “In caso di impedimento medico o che so io, ecco la mia rinuncia. Ce l’hai”. Non so a chi l’abbia data Bertone, ma io l’ho data a lui quando era segretario di Stato».

Pontificato ad vitam

Ma Bergoglio ha anche sottolineato in più occasioni che il suo è un pontificato ad vitam: «L’ho fatto nel caso che io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare. Questo però non vuol affatto dire che i Papi dimissionari debbano diventare, diciamo così, una moda, una cosa normale. Benedetto ha avuto il coraggio di farlo perché non se la sentiva di andare avanti a causa della sua salute. Io per il momento non ho in agenda questo. Io credo che il ministero del Papa sia ad vitam». Nel caso in cui dovesse rinunciare, ha anticipato nel luglio 2022 a Televisa Univision, non si farebbe chiamare Papa emerito, né vestirebbe la talare bianca. Rimarrebbe un vescovo emerito di Roma. E vorrebbe trovare una chiesa dove poter continuare a confessare i fedeli e visitare i malati.

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