Picasso e Rembrandt venduti su e-Bay, smantellata fabbrica di capolavori falsi a Roma
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Quadri dalle pennellate inconfondibili – come quelle di Pablo Picasso o di Rembrandt – in vendita su e-Bay e Catawiki. Da questa strana disponibilità di capolavori sui principali siti e-commerce è partita l’indagine dei carabinieri che ha portato alla scoperta di un laboratorio clandestino di falsi in un appartamento a nord di Roma. All’interno dell’abitazione, trasformata in una vera e propria fabbrica, gli agenti del Comando tutela patrimonio culturale hanno rinvenuto 71 opere e centinaia tra tubetti di pittura acrilica, tele grezze e timbri riconducibili a collezioni e gallerie d’arte non più attive nel settore.
Il metodo di vendita e l’indagine dei carabinieri
Da Picasso a Rembrandt, passando per Giacomo Balla, Francis Picabia e un’altra ventina di nomi che con le loro mani hanno consegnato capolavori al mondo dell’arte. Un vero e proprio tesoretto nascosto – ma soprattutto falso – in un’abitazione qualsiasi della periferia nord della capitale romana. A far partire le indagini era stata, per l’appunto, la presenza di opere messe in vendita sui siti di e-commerce da parte di un restauratore romano. Centinaia e centinaia di quadri, la cui autenticità era a dir poco dubbia, che imitavano Paul-Emile Pissarro, importanti nomi della corrente dei Macchiaioli e altri artisti attivi tra il XIX e il XX secolo. La perquisizione dell’appartamento del restauratore ha reso chiaro al comando dei carabinieri il sistema di messa in vendita utilizzato. Le foto del falso, infatti, erano ritagliate e incollate – come fosse un collage vero e proprio – sulle pagine di cataloghi d’asta, andando a sostituire l’immagine dell’opera autentica.
L’appartamento-laboratorio
La produzione, fatta a mano, avveniva su tele grezze con un fondo già preparato per la stesura della pittura. Il colore era dato da tubetti acrilici, matite. L’opera poi era montata su cornici o passe-partout e timbrata con un’immagine che vagamente si rifaceva a celebri collezioni o gallerie che nei decenni passati avevano operato nel commercio d’arte. A suggellare la presunta autenticità del lavoro, ovviamente, le firme falsificate sulla tela, le cui “prove” sono state rinvenute su fogli sparsi nell’appartamento insieme a dichiarazioni di vendita ed etichette per le spedizioni. Gli agenti hanno anche trovato una macchina da scrivere e alcuni device che il falsario utilizzava per realizzare i dipinti e forgiare i certificati che attestassero l’autenticità del quadro.