Fantasticare di giorno aiuta la notte: lo studio che spiega come sognare di più e ricordarsi le esperienze oniriche
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Sono le persone abituate a sognare anche di giorno quelle che si ricordano meglio i sogni fatti durante la notte. È questa una delle conclusioni principali a cui è giunto uno studio pubblicato sulla rivista Communications Psycholgy, condotto dai ricercatori della scuola Imt Alti Studi Lucca in collaborazione con l’Università di Camerino. «Vagare con la mente di giorno e sognare di notte sono attività che coinvolgono probabilmente gli stessi circuiti cerebrali», spiega Valentina Elce, ricercatrice dell’Imt prima firma dello studio citata da Repubblica.
Chi più fantastica più sogna
«Lo spunto per la ricerca è nato durante la pandemia», spiega Giulio Bernardi, anche lui tra gli autori. «Molte persone in isolamento riferivano di sognare di più. Ci siamo chiesti perché». Una delle spiegazioni riguarda il momento del sonno in cui sogniamo, ovvero durante i minuti più vicini al risveglio. Ma non è solo chi dorme di più al mattino a sognare di più. C’entra anche la personalità. Le persone più fantasiose, con la testa fra le nuvole, e la tendenza a fantasticare durante il giorno, di solito sognano di più. La regione? I circuiti cerebrali coinvolti sono gli stessi.
Le donne ricordano i sogni meglio degli uomini
La ricerca ha tracciato il profilo del sognatore ideale analizzando i racconti di oltre 200 volontari tra i 17 e gli 80 anni. Tutti loro, per 15 giorni consecutivi, hanno narrato le esperienze oniriche vissute durante la notte a un registratore vicino al letto. Emerge anche che le donne tendono a ricordare i propri sogni più degli uomini. Probabilmente per una maggiore attenzione verso sé stesse, ipotizzano i ricercatori. Ma chiariscono: tra i due sessi non ci sono differenze nella quantità di sogni. Anche giovani e anziani sognano egualmente, ma chi è più in là con gli anni fa più fatica a ricordare i propri viaggi onirici.
Le stagioni per sognare? Primavera e autunno
Inoltre, si sogna di più durante le mezze stagioni. Gli scienziati ipotizzano che autunno e primavera possano favorire il riposo profondo. Questa fase ha luogo nella prima parte della notte, e prepara il cervello a quella successiva: la Rem. Durante questa fase molto impegnativa per il cervello, gli occhi si muovono rapidamente, le onde cerebrali sono più veloci, e si sogna molto. I ricercatori hanno compreso da tempo che l’attività onirica è un riflesso della gestione dei ricordi da parte della nostra memoria, ma non hanno ancora chiaro se abbia un’utilità pratica e in caso quale essa sia.
A cosa servono i sogni
Durante il sonno rielaboriamo le memorie della giornata, per consolidarle e integrarle con le memorie già presenti. Il sogno è forse un riflesso di questa attività. Mentre il cervello smista e incastra pezzi di memoria, potrebbe riviverli tramite il sogno» ipotizza Bernardi. «Oppure potrebbe approfittare del riposo della corteccia prefrontale, deputata alla supervisione del comportamento e dell’attività mentale, per diventare un simulatore in stile Matrix, inventando idee nuove e soluzioni alternative».