Ignazio La Russa in tribunale a Milano, la querela a Report e il caso del figlio Leonardo Apache: «È innocente: la mia famiglia offesa in due puntate»
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Sul caso di suo figlio indagato per violenza sessuale, Ignazio La Russa dice di continuare a «credere interamente alla sua innocenza». Il presidente del Senato era in Tribunale a Milano, dove ha partecipato come «persona offesa» all’udienza di opposizione dell’archiviazione di una sua querela contro Report.
La querela contro Report
Al programma di Sigfrido Ranucci, La Russa ha contestato due puntate andate in onda lo scorso ottobre dedicate alla sua famiglia, compresa la vicenda di Leonardo Apache La Russa, indagato per violenza sessuale su una ragazza in casa del presidente del Senato. La procura ha chiesto l’archiviazione, ma i legali del presidente del Senato si sono opposti. Intercettato al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, La Russa ha ribadito di essere là per «difendere l’onorabilità della mia famiglia e di mio padre, che è morto. In 40 anni di carriere come avvocato e politico – ha aggiunto – non ho mai querelato alcun giornalista, perché ritengo sia una professione da esercitare in piena libertà».
La presunta telefonata a Pazzali
Ai cronisti che gli hanno fatto domande in merito ad una presunta telefonata tra lui ed Enrico Pazzali – presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, l’agenzia di investigazione al centro dell’inchiesta milanese sulle cyber-spie – di cui hanno parlato i media nei giorni scorsi e che sarebbe stata relativa alla vicenda del figlio, La Russa ha risposto: «Mi riporto al Fatto Quotidiano di oggi, che ha correttamente registrato che la notizia del primo giorno era inesatta». E ha ribadito di non aver «mai parlato», né prima che la cosa fosse pubblica né dopo quando era stata resa nota dai media, con Pazzali di quella vicenda. «Non mi ricordo quella telefonata, ma tutto è possibile – ha chiarito – comunque non ho mai saputo che esistesse quella società di cui era proprietario, men che meno che ne facesse parte». Pazzali, ha aggiunto, mi ha mandato «dopo indirettamente delle scuse, io non ho mai saputo che avesse un’agenzia di investigazione, men che meno illegittima e non mi ricordo quella chiamata, ma comunque è ininfluente«. E ancora: «Mai avrei potuto immaginare che il capo della Fondazione Fiera di Milano avesse un’agenzia spionistica». E sulla presunta telefonata tra un militare e Pazzali sulla «planimetria» di casa La Russa, di cui ha parlato sempre l’hacker Samuele Calamucci in un interrogatorio, il presidente del Senato ha detto sorridendo: «Tendo a credere che fosse una persona che non conoscevo, altrimenti la chiedeva a me la planimetria».