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La guerra al Deep State, la lista dei nemici (di Trump) da epurare. Chi è Kash Patel, nuovo direttore dell’Fbi

20 Febbraio 2025 - 23:56 Filippo di Chio
usa donald trump kash patel fbi deep state nemici vendetta
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Avvocato 44enne di origini indiane, ha già servito come capo dello staff del Pentagono durante la prima presidenza Trump. La sua volontà di "ribaltare" l'Fbi preoccupa pure i repubblicani

Il nuovo direttore del Federal bureau of investigation, meglio noto come Fbi, è il 44enne Kash Patel. Trumpiano fino al midollo e salutato sul social Truth dallo stesso presidente americano come «sostenitore della verità, della responsabilità e della Costituzione», la sua nomina è stata oggetto di accesissime dispute all’interno dello stesso Partito repubblicano. Alla fine il Senato americano, pur con il no di due esponenti repubblicane come Susan Collins e Lisa Murkowski, ha dato il suo via libera alla nomina con il ristrettissimo margine di 51 favorevoli e 49 contrari. Il timore, condiviso anche da alcuni membri della sua parte politica, è che ora la principale forza di polizia federale perda il suo principio fondante di neutralità rispetto alla Casa Bianca e diventi il mezzo utilizzato da Donald Trump per eseguire vendette politiche mirate.

I timori dei repubblicani: «Patel motivato da vendetta»

Per comprendere chi sia Kash Patel, prima ancora di approfondire i suoi esordi come avvocato, è necessario partire dal fondo. Cioè da una lettera che 23 ex funzionari del suo stesso partito hanno firmato esprimendo forte preoccupazione per la sua potenziale nomina a direttore dell’Fbi. Patel, nel documento, è stato definito «motivato dalla vendetta», ereditata come per osmosi dal tycoon. E avvertendo il Congresso che una sua eventuale conferma – ora concretizzatasi – sarebbe stato «un grave errore che avrebbe messo in pericolo l’integrità dell’agenzia e avrebbe compromesso la sua missione». Anche perché non c’è nessuno che più dello stesso Kash Patel negli scorsi anni abbia criticato l’Fbi stesso. Ora, invece, il 44enne si trova a capo degli oltre 37mila agenti e 105 uffici sparsi tra gli Stati Uniti e il mondo intero, con l’orecchio ben rivolto all’Ufficio Ovale.

La lotta al Deep State e la lista dei 60 «nemici» da epurare (tra cui Biden)

La promessa, messa nero su bianco da Patel nel suo libro Government Gangster del 2023, è quella di rovesciare completamente il meccanismo che sta alla base del funzionamento del Federal bureau of investigation: quella che lui stesso ha definito «tirannia governativa». Non solo. Nell’appendice delle sue memorie è stilata – nome per nome – una lista di 60 persone considerate «nemiche» nonché facenti parte del cosiddetto Deep State, cioè quei “poteri forti” che governerebbero il mondo pur senza essere eletti. Tra questi, ovviamente, immancabile l’ex presidente americano Joe Biden, nemico giurato di Donald Trump. E proprio con il tycoon il 44enne condivide la convinzione che sia necessario epurare queste figure da qualunque ruolo di potere, come se quell’elenco di nomi fosse una vera e propria lista di proscrizione dell’epoca di Giulio Cesare. Tutti elementi che lo stesso Patel nell’udienza di conferma della sua nomina non ha negato, rifiutandosi di assicurare che la sua posizione di direttore dell’Fbi non sarà usata per indagare i funzionari «nemici» di Trump.

Le origini da avvocato e la fedeltà assoluta a Trump

Figlio di immigrati indiani, Patel ha iniziato la sua carriera come avvocato difensore in Florida per poi passare nel 2014 al ruolo di procuratore specializzato in sicurezza nazionale nel Dipartimento di giustizia. Ha iniziato ad affermarsi nella cerchia dei fedelissimi di Trump in concomitanza con la sua prima presidenza, dal gennaio 2017 al gennaio 2021, durante la quale Patel è passato da consulente senior della Commissione intelligence della Camera dei Rappresentanti a capo dello staff del Pentagono. Attualmente è parte del consiglio di amministrazione del Trump Media and Technology Group, l’azienda del tycoon che possiede anche il social Truth. «Brillante avvocato e combattente per l’America First che ha trascorso la sua carriera a denunciare la corruzione, a difendere la giustizia e a proteggere il popolo americano», così lo incensava lo stesso Trump sui social media. A fare da ago della bilancia nella scelta di Patel come direttore dell’Fbi, in realtà, sarebbe stata la sua lealtà personale a Trump. Il 44enne ha partecipato come testimone nel processo a carico del tycoon per la sottrazione dalla Casa Bianca di documenti secretati al termine della prima amministrazione. E non ha mai rinnegato la sua assoluta fedeltà al nuovo presidente americano, fino a dichiarare apertamente di fronte al Congresso di rispondere – come nuovo direttore dell’Fbi – direttamente alla Casa Bianca. E quindi a Donald Trump.

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