Caso Paragon, l’ex agente segreto Marco Mancini accusa i servizi italiani: «Dovevano scoprire loro lo scandalo e avvertire Cancellato e Casarin»
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Sul caso Paragon i servizi segreti italiani sono comunque colpevoli, anche non avessero spiato loro il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, il cooperante Luca Casarini e gli altri bersagli fino a qui emersi. Perché se non sono stati loro a spiare, avevano il dovere del contro-spionaggio, e quindi avrebbero dovuto essere loro i primi a scoprire lo scandalo e avvertire il governo e i diretti interessati. A lanciare l’accusa uno che conosce bene Aisi, Aise e Dis come l’ex agente segreto Marco Mancini, ospite venerdì 21 febbraio della trasmissione di Rai 3 Restart condotta da Annalisa Bruchi.
L’ex 007 italiano: «Paragon è uno strumento di guerra»
In studio c’era la principale vittima del Paragon-gate, il direttore di Fanpage, a cui Mancini ha detto: «Abbiamo sentito il direttore dell’Aise, il direttore dell’Aisi, vari ministri e sottosegretari dichiarare che effettivamente questo strumento offensivo, Paragon, che è uno strumento di guerra, è stato e viene utilizzato dalle nostre agenzie di intelligence. Hanno anche dichiarato al Copasir che questo strumento di guerra non è stato utilizzato contro quei target emersi: giornalisti, cooperanti e ong. Ci crediamo, dobbiamo credere alle loro parole». E fin qui Mancini è sembrato assolutorio.
Mancini accusa i suoi ex colleghi: «Toccava a loro scoprire tutto e dirlo a Cancellato»
Secondo l’ex agente segreto italiano però con quelle parole dei servizi italiani è stata allo stesso tempo «ammessa quindi la mancanza di una attività specifica che devono svolgere i servizi segreti, quella del contro-spionaggio. Vengono infatti controllati Cancellato, Casarin e tante altre persone e noi questa notizia l’abbiamo appresa dal quotidiano britannico The Guardian. Avremmo invece dovuto apprenderla dagli organi di intelligence italiani». Mancini sostiene che Cancellato avrebbe dovuto essere avvisato subito dal governo italiano: «Guarda, c’è una attività di spionaggio nei tuoi confronti. Ora noi ti proteggiamo, perché noi abbiamo l’obbligo, il dovere di contrastare le minacce estere o interne che utilizzano questo strumento militare per spiarti». Per questo Mancini accusa con parole pesanti i suoi ex colleghi: «C’è una mancanza di attività specifica dei servizi segreti italiani in questo caso».