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I mercati finanziari vorrebbero una Germania che s’indebiti di più, ma nessun partito vuole farlo. E ora le spese per la Nato sono un problema

21 Febbraio 2025 - 06:03 Mariangela Pira
Scholz Merz elezioni Germania Cdu Spd
Scholz Merz elezioni Germania Cdu Spd
La vera paura della finanza è la nascita di una minoranza di blocco dopo il voto tedesco che rischia di frenare ancora di più l’economia che trainava tutto il vecchio Continente. Anche quella italiana

Se lo spread italiano è sui minimi dal 2021 rispetto al Bund tedesco potrebbe essere a causa di demeriti altrui più che di meriti nostri. La «colpa» in questo caso è attribuibile alla Germania. In stagnazione ormai da cinque anni, è il vero e proprio tallone d’Achille d’Europa. «Colpa» non è usato a caso: la parola debito, in tedesco Schulden, ha nella sua radice Schuld, che significa proprio colpa, responsabilità. Insomma, ai tedeschi fare debito proprio non piace, è un sentimento negativo nel loro Dna, ben radicato pure nel loro linguaggio. E di debito dobbiamo parlare per forza dato che sono le dispute e i disaccordi in materia economica e fiscale ad aver fatto cadere la colazione di governo «semaforo» nello scorso mese di novembre.

La finanza spera si archivi la clausola che vieta il debito, ma nessun partito vuole farlo

Nonostante le enormi difficoltà strutturali dell’economia tedesca, dovute alla concomitanza di fattori quali la crisi cinese e la mancanza di gas russo, la spesa pubblica è restata contenuta rispetto ai principali Paesi dell’Eurozona. La causa è la clausola cosiddetta debt brake, o Schuldenbremse, che potremmo tradurre come «freno al debito». Essa permette un indebitamento strutturale (aggiustato per l’andamento ciclico dell’economia) dello 0,35% del Pil all’anno, soglia ben al di sotto del 3% stabilito dal Patto di Stabilità. I mercati attendono risposte proprio su questo. Sarà modificata la clausola? Gli investitori ci sperano. Eliminarla – tornando all’etimologia delle parole «colpa» e «debito» – pare impossibile. È l’unica cosa su cui le coalizioni sono d’accordo: né la Cdu/Csu, né l’Spd, né i Verdi sono propensi a una sua cancellazione.

Ora le spese militari sono finanziabili solo tagliando altre spese o con la leva fiscale

La mancanza di riforma della clausola renderebbe difficile anche un rilancio della spesa per la difesa. La Germania soddisfa appena l’obiettivo della Nato di destinarle il 2% del Pil. Parte di questa quota, quasi l’1% del Pil, non è finanziata attraverso il bilancio regolare ma tramite un fondo istituito a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina che si esaurirà entro la fine del 2027. Se la Germania vorrà mantenere questo livello di spesa o aumentarlo dovrà istituire un nuovo fondo, o allentare il freno al debito o, infine, ridurre altri capitoli di spesa. «Le prime due opzioni richiedono il supporto di due terzi dei voti nel Bundestag, poiché modificano la costituzione. Pertanto, se ci fosse una minoranza di blocco contro tali emendamenti, il Paese affronterebbe una stretta fiscale piuttosto che un allentamento», spiega Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer, UBS WM Italy. Le due misure si ritiene siano invise al partito di destra Alternativa per la Germania (AfD).

I mercati temono soprattutto la formazione di una minoranza di blocco in Parlamento

Ma i mercati cosa sperano da queste elezioni? Intanto capire, domenica notte, se ci sarà una minoranza di blocco, perché questo potrebbe causare una reazione negativa delle borse. D’altra parte, in caso questo scenario non si manifestasse, l’incertezza potrebbe perdurare, dato che serviranno settimane per le negoziazioni di coalizione. «Una grande coalizione di partiti centristi sarebbe probabilmente un esito più favorevole per le prospettive economiche – prosegue Ramenghi – poiché lascerebbe ampio spazio per allentare il freno a deficit». Un’alta frammentazione potrebbe costringere alla creazione di una coalizione molto ampia a tre partiti (Unione-Spd-Fdp), che potrebbe rendere difficile attuare le riforme date le priorità disparate, potenzialmente dando origine a dispute sulla redistribuzione delle risorse esistenti. Utile chiudere con un’altra parola tedesca, Schadenfreude, ovvero gongolare delle disgrazie altrui. I demeriti tedeschi non andrebbero festeggiati perché se la Germania riuscisse a uscire dalla crisi le ricadute sarebbero positive anche per l’Italia, visto il peso dell’economia tedesca sul volume di scambi commerciali e sulla manifattura del nostro Paese.

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