Il Papa, i corvi, il Conclave: «Francesco pensa alle dimissioni»
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Papa Francesco è in «lieve miglioramento» dopo il ricovero per la polmonite bilaterale. Ma sull’ospedale Gemelli dove è ricoverato continuano a volare i corvi. Che puntano alle dimissioni di Jorge Mario Bergoglio. Lui ne aveva parlato la prima volta dopo l’operazione all’intestino del 2021: «Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto». La fazione del Vaticano che punta al Conclave ha il suo epicentro nei settori conservatori della Chiesa cattolica statunitense. Che già si sono mossi – con un milione di budget – per stilare un dossier per ogni cardinale elettore. Puntando sulle voci di abusi e corruzione. E che hanno fatto girare le accuse di Carlo Maria Viganò (nel frattempo scomunicato) contro il pontefice.
Le fake news
A parlare oggi apertamente della corrente anti-Bergoglio nella chiesa cattolica è il cardinale Gianfranco Ravasi in un’intervista al Corriere della Sera. «Si è costruita una forma di architettura ideologica. Martedì sera uscivo da porta Sant’Anna dopo una lectio sulla Lettera ai Romani in Basilica, era ormai molto tardi e c’era un giornalista che mi fa: allora è venuto anche lei a vedere il ritorno del Papa a Santa Marta? Era girata voce che ormai la situazione di Francesco fosse disperata, non ci fosse più nulla da fare e lo riportassero a morire in casa».
Ravasi conferma a Gian Guido Vecchi che «soprattutto in Rete e nei siti americani c’è una forte corrente anti Bergoglio: anche se non è mai esplicita, si mostra evidente un’attesa di mutamento che si esprime anche attraverso le fake news. C’è una polarizzazione forte. Del resto, la tensione tra visioni ecclesiali contrapposte non è un fenomeno di oggi. Fin dalle origini cristiane è un elemento abbastanza strutturale, costante. Nella Lettera ai Galati, Paolo scrive: “mi opposi a Pietro a viso aperto perché aveva torto”. Però lo riconosce come “colonna”, il Pontefice deve restare il riferimento».
Le dimissioni
Anche secondo Ravasi però Francesco potrebbe decidere di dimettersi: «Io credo di sì. Se dovesse avere delle difficoltà gravi a svolgere il suo servizio, farà la sua scelta. Sarà lui a decidere, com’è ovvio, magari chiederà consiglio ma l’ultima parola la valuterà da sé, in coscienza. Fermo restando che il suo grande desiderio è quello di compiere almeno il Giubileo, l’anno santo dedicato alla speranza che sente come il suo grande momento». Sul ricovero le stesse fonti vaticane parlano «anche di diverse settimane». Il recupero, spiega il quotidiano è legato anche al tipo di agente infettivo che ha causato la polmonite bilaterale. Si potrebbe trattare di due microrganismi associati, un virus e un batterio, circostanza molto comune in queste settimane ad alta circolazione di agenti infettivi respiratori. I posti letto dei reparti ospedalieri sono occupati da un gran numero di pazienti con lo stesso quadro clinico del Pontefice.
C’è chi dice no
Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, invece di dimissioni non vuole proprio sentire parlare. «Ci sono corvi di tipo giornalistico, curiosità un po’ insane. Poi il Papa scherza sempre sul fatto che c’è chi prega perché lui muoia: vuol dire che percepisce qualche settore di non simpatia nei suoi confronti. Però ci sono molti che pregano, tra cui io, perché il papa viva a lungo». Nell’intervista che rilascia oggi a Repubblica Riccardi è possibilista: «Potrebbe decidere, ma non mi sembra che la condizione sia compromessa. Non vedo perché parlare di dimissioni. Direi che le dimissioni sono un po’ un’ossessione che ritorna anche perché questo è un pontificato nato dalle dimissioni di Benedetto XVI. La mia sensazione è che Francesco vuole continuare il suo ministero finché avrà la forza di continuarlo, e non siamo a quel momento».
L’iter
L’iter per le dimissioni è naturalmente regolato dal diritto canonico. Lui ha sempre detto che «la porta è aperta, è una possibilità normale ma fino ad oggi non ho bussato a questa porta, non ho mai sentito di dover pensare a questa possibilità. Anche se questo non vuol dire che dopodomani non possa cominciarci a pensarci, no?». Ma, spiega oggi Il Messaggero in un retroscena, sul futuro prossimo potrebbero pesare diverse incognite. Come l’immunodepressione post ospedale e il rispetto delle regole sanitarie, che gli impediranno il contatto con i fedeli. La lettera di dimissioni del resto l’ha già firmata nel 2013. E in Vaticano diversi collaboratori che conoscono bene la notoria e scarsa propensione di Bergoglio a sottostare alle limitazioni mediche non escludono che questo elemento possa rivelarsi determinante. E aprire scenari inediti.