Hamas libera altri 6 ostaggi, compresi due uomini rapiti da 10 anni. In cambio Israele rilascia 602 prigionieri palestinesi – Foto e video
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Hamas ha rilasciato oggi altri sei ostaggi, gli ultimi in vita previsti dalla prima fase dell’accordo di cessate il fuoco con Israele siglato a gennaio. Si tratta di Tal Shoham, Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert, rapiti durante l’assalto armato del 7 ottobre 2023, e di Abera Mengistu e Hisham al-Sayed, due cittadini israeliani – rispettivamente di origine etiope e beduina – che erano nelle mani di Hamas da dieci anni dopo che essere entrati di propria volontà nella Striscia. Entrambi sono ritenuti soffrire di problemi di salute mentale. «Abbiamo sopportato 10 anni e cinque mesi di inimmaginabile sofferenza. Durante questo periodo, ci sono stati continui sforzi per assicurare il suo ritorno, con preghiere e suppliche che erano rimaste senza risposta fino a oggi», ha dichiarato la famiglia di Avera Mengistu. Mengistu e Shoham sono stati riconsegnati a Israele tramite la Croce rossa al valico di Rafah, a sud, questa mattina; Shem Tov, Wenkert e Cohen poco più tardi a Nuseirat; Hisham Al-Sayed, infine, nei paraggi di Gaza e senza l’oltraggiosa cerimonia inscenata ormai per tutti gli ostaggi, ripetuta anche quest’oggi, in «omaggio» alla sua origine araba. In cambio dei sei rilasciati, Israele dovrebbe ora liberare 602 prigionieri e detenuti palestinesi dalle sue prigioni.
February 22, 2025
La fine della beffa sui Bibas
In nottata Israele ha confermato che il corpo consegnato poche ore prima è quello di Shiri Bibas. La tregua tra Israele e Hamas sembrava in procinto di rompersi dopo l’identificazione errata di un corpo rilasciato giovedì. E indicato come quello della donna che era stata rapita insieme al marito e ai due figli nell’attacco del 7 ottobre 2023. Ieri Hamas ha consegnato un altro corpo e la famiglia ne ha confermato l’identità. «Ieri sera, la nostra Shiri è stata riportata a casa», ha detto la famiglia in una dichiarazione in cui si affermava che era stata identificata dall’Istituto di medicina legale di Israele. L’identificazione errata dei resti di Shiri Bibas, così come la messa in scena della consegna delle loro bare da parte di Hamas, hanno indignato gli israeliani. Suo marito Yarden, sequestrato separatamente dalla sua famiglia, è stato liberato il 1° febbraio. Secondo l’intelligence e le analisi forensi Kfir e Ariel, rispettivamente 10 mesi e 4 anni, sono stati uccisi deliberatamente dai loro rapitori. Secondo la radio dell’Idf Bibas è stata uccisa insieme ai suoi figli.
February 22, 2025
Gli ostaggi rimanenti e il futuro del cessate il fuoco
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha minacciato di far pagare ad Hamas «l’intero prezzo» per non aver restituito il corpo. Ma non ha rinunciato all’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio. Hamas, che ha accusato Israele di aver violato il cessate il fuoco bloccando le forniture di aiuti vitali a Gaza, ha comunque formalmente informato Israele dei nomi degli ostaggi che sarebbero stati rilasciati sabato. Hamas, che ha ucciso circa 1.200 persone e preso 251 ostaggi durante il suo attacco a Israele, si è sforzato di dimostrare che mantiene il controllo a Gaza nonostante le pesanti perdite nella guerra. Dei 33 ostaggi da liberare nella prima fase, restano ora solo da riconsegnarne quattro: Shlomo Mantzur, Itzik Elgarat, Ohad Yahalomi e Tsahi Idan. Si teme però si tratti di persone morte durante la prigionia, e che saranno restituiti i loro corpi. Poi si apre il grande interrogativo sul prosieguo (o meno) della tregua. Questa sera il premier Netanyahu dovrebbe tenere delle “consultazioni di sicurezza” interne proprio a questo riguardo.
Le macerie di Gaza
La campagna israeliana ha ucciso almeno 48 mila persone, secondo le autorità sanitarie palestinesi, e ha ridotto gran parte dell’enclave in macerie. Lasciando alcune centinaia di migliaia di persone in rifugi di fortuna e dipendenti dai camion degli aiuti. Entrambe le parti hanno dichiarato di voler avviare i colloqui in una seconda fase. Secondo i mediatori mira a concordare il ritorno di circa 60 ostaggi rimasti, di cui si ritiene che meno della metà sia ancora viva. E il ritiro delle truppe israeliane.