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Veneto, bocciata la maxi causa di 58 cittadini contro l’inquinamento: «Le misure anti-smog spettano alla politica»

22 Febbraio 2025 - 09:06 Ugo Milano
La sentenza lascia l’amaro in bocca ai ricorrenti, ma la battaglia potrebbe non essere finita con un appello in secondo grado

Il Tribunale di Venezia ha pronunciato la prima sentenza italiana sulla class action Aria pulita, un’azione collettiva che dal 2023 ha coinvolto oltre 413mila cittadini in una battaglia contro l’inquinamento. Ma la decisione dei giudici veneti ha deluso le aspettative dei ricorrenti, respingendo le richieste avanzate in una causa pilota promossa da 58 cittadini contro la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Ambiente e le regioni Veneto, Lombardia e Lazio. Come riporta Il Gazzettino, giudici hanno dichiarato inammissibile la richiesta di obbligare le istituzioni a intensificare le misure anti-smog perché questo tipo di decisioni sono di natura politica. Quindi, non possono essere sottoposte a una valutazione giudiziaria. Tradotto: spetta alla politica, e non ai tribunali, stabilire le strategie per contrastare l’inquinamento.

Le richieste dei cittadini

I partecipanti alla class action, coordinata da Consulcesi, provengono da molti dei 436 Comuni del Veneto, della Lombardia e del Lazio, dove la Corte di giustizia europea ha già accertato il superamento dei limiti di polveri sottili e biossido di azoto. I ricorrenti denunciavano una grave violazione del diritto a vivere in un ambiente sano, evidenziando che l’inquinamento atmosferico rappresenta la principale causa di morti ambientali in Italia ed Europa, con un impatto più forte nel Nord Italia.

Più nel dettaglio, i cittadini avevano chiesto che il Tribunale imponesse tre obblighi alle amministrazioni: adottare misure concrete per rispettare la normativa europea, informando la popolazione e studiando piani d’azione efficaci per abbattere i livelli alti di smog, sanzionare i ritardi applicando una penale per ogni giorno di inadempienza da parte delle istituzioni e risarcire i cittadini.

La sentenza: niente obblighi per lo Stato

Il Tribunale ha accolto la difesa delle istituzioni, dichiarando il difetto assoluto di giurisdizione. In altre parole, i cittadini non hanno strumenti legali per costringere lo Stato a intraprendere azioni specifiche contro l’inquinamento. La competenza per la predisposizione dei piani anti-smog spetta infatti alle Regioni. Lo Stato si limita a un ruolo di indirizzo e coordinamento.

La sentenza sottolinea inoltre che la normativa europea assegna la responsabilità della qualità dell’aria agli Stati membri, ma non prevede che i singoli cittadini possano far valere un diritto soggettivo direttamente tutelabile in tribunale. I giudici riconoscono, però, che le misure finora adottate dallo Stato e dalle Regioni non sono state sufficienti a garantire il rispetto dei limiti previsti, tanto che la Commissione Europea ha avviato più procedure d’infrazione contro l’Italia. La sentenza lascia l’amaro in bocca ai ricorrenti, ma la battaglia potrebbe non essere finita. Gli avvocati potrebbero valutare la possibilità di appellarsi, portando la questione davanti a un secondo grado di giudizio.

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