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Caso Paragon, don Mattia Ferrari spiato come Casarini: la denuncia di Mediterranea sul cappellano della Ong

24 Febbraio 2025 - 13:15 Antonio Di Noto
Don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea
Don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea
Don Mattia Ferrari ha ricevuto un messaggio molto simile a quello del fondatore della Ong Luca Casarini, tra le persone spiate dal software che era in dotazione al governo italiano. Nel caso del prete si tratterebbe di un attacco informatico da parte di «enti governativi»

Non solo il capo missione Luca Casarini. Anche Don Mattia Ferrari, il cappellano di Mediterranea Saving Humans è stato vittima di attacchi informatici che potrebbero essere legati a Graphite, il software dell’azienda israeliana Paragon Solutions al centro del caso che coinvolge anche l’Italia. Ferrari ha ricevuto un messaggio direttamente da Meta. Questo lo avvisava di un «sofisticato attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate nel febbraio 2024». Secondo quanto fa sapere la Ong in attesa di accertamenti, è possibile che Ferrari non sia stato spiato, ma solo vittima di un attacco il cui buon esito era necessario all’installazione del programma di spionaggio. Sia il cappellano, sia Casarini hanno avuto notifica dello spionaggio l’8 febbraio 2024. Tra i membri della Ong dedita al salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo, ci sono anche altre persone colpite: il cofondatore Beppe Caccia, David Yambio.

L’attacco informatico per installare lo spyware

Nel suo comunicato, la Ong cita un rapporto di Meta del febbraio 2024, in cui emerge che l’attacco subito da Ferrari, può essere utilizzato per installare vari tipi di programmi di spionaggio oltre a Graphite. Questi possono estrapolare informazioni del dispositivo come la posizione, le foto e i contenuti multimediali, i contatti, il calendario, le e-mail, agli sms, i messaggi su Telegram, Skype, Viber, Facebook, Instagram, LinkedIn, Signal, WhatsApp. I malware possono anche attivare il microfono, la fotocamera e la funzione degli screenshot. 

Il caso Paragon

Il caso Paragon fa riferimento allo spionaggio portato a termine tramite il software Graphite dell’azienda israeliana Paragon Solutions. Il programma di spionaggio viene fornito solamente ai governi alleati di Israele, tra cui quello italiano. Nelle scorse settimane è emerso che il software è stato utilizzato per spiare circa 90 giornalisti i tutto il mondo. Tramite un file pdf ricevuto su WhatsApp, il software riesce a infettare il cellulare dell’obiettivo e leggere le conversazioni sull’app di messaggistica. In seguito alla notizia, Paragon ha interrotto il contratto con l’Italia, sostenendo che il nostro Paese abbia violato le linee guida e il codice etico in esso contenuti. Il governo ha negato qualunque coinvolgimento. Dopo ripetuti rifiuti di rispondere alle interrogazioni parlamentari in merito, a parlare è stato il ministro alla Giustizia Carlo Nordio, affermando che «nel 2024 la polizia penitenziaria non ha fatto intercettazioni». In seguito al caso, l’intelligence italiana ha deciso di smettere di utilizzare Graphite, ma non è chiaro quali altri organi delle forze dell’ordine lo abbiano utilizzato.

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