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La mappa dell’autismo nel mondo dal 1990 al 2019 e la disinformazione No Vax

24 Febbraio 2025 - 12:01 Fabio Verrecchia

Sta circolando sui social una mappa che mostra la distribuzione mondiale dei casi di autismo dal 1990 al 2019, accompagnata da un testo che suggerisce un legame diretto tra l’aumento dei casi e la diffusione delle vaccinazioni pediatriche nei Paesi sviluppati. Il post invita a diffondere il messaggio per «fermare le spietate multinazionali del farmaco» e «proteggere i bambini». La mappa mostra effettivamente l’incidenza stimata dei disturbi dello spettro autistico (ASD) in 204 Paesi, ma è stata utilizzata fuori contesto per promuovere una teoria complottista senza basi scientifiche.

Per chi ha fretta:

  • La mappa è reale e proviene da uno studio pubblicato su Nature Neuroscience (2022), che esplora la prevalenza globale dell’autismo dal 1990 al 2019.
  • Lo studio analizza la prevalenza dell’autismo a livello mondiale in base a 183 studi provenienti da 204 Paesi, ma non ha alcuna correlazione con i vaccini.
  • L’aumento dei casi di autismo nei Paesi sviluppati è dovuto a migliori diagnosi, ampliamento dei criteri diagnostici (DSM-IV, DSM-5) e migliore raccolta dei dati.
  • Le teorie che suggeriscono un legame tra autismo e vaccini si basano su uno studio fraudolento del 1998, ritirato e smentito da centinaia di ricerche successive.

Analisi

La mappa che mostra la distribuzione mondiale dei casi di autismo è stata condivisa su Facebook con il seguente testo, ripreso dal canale Telegram di Ugo Fuoco:

LA MAPPA DELL’AUTISMO NEL MONDO (1990-2019). INDOVINA QUALI SONO I PAESI CHE VACCINANO MAGGIORMENTE I BAMBINI.
Eccovi la mappa dell’incidenza mondiale dell’autismo paese per paese (204 paesi). La rilevazione afferisce agli anni che vanno dal 1990 al 2019.
Indovinate quali sono i paesi che fra il 1990 ed il 2019 hanno vaccinato più fortemente i bambini.
Indovinate, sempre a livello mondiale, quali siano stati i paesi in cui le spietate multinazionali del farmaco abbiano fatto i più lucrosi affari attraverso la vendita (imposizione?) di vaccini pediatrici.
Chiamano progresso una pratica emersa centinaia di anni fa, e poi si autoattribuiscono ‘la scienza ed il progresso’. Quello che stanno perpetuando è in realtà la parte criminale del più folle conservatorismo. La preservano per interessi, economici e di potere, null’altro.
L’unico vero progresso è quello che abbandona le pratiche sbagliate o dannose per migliorare la vita dei popoli e non per riempire i conti off shore di politicanti, medici e ceo corrotti.
▫️Fermiamoli insieme, facciamo girare!

La mappa decontestualizzata

La mappa proviene da uno studio pubblicato su Nature Neuroscience dal titolo “Global prevalence of autism spectrum disorder: A systematic review and meta-analysis” (2022), che esplora la prevalenza globale dei disturbi dello spettro autistico (ASD) tra il 1990 e il 2019, a livello mondiale, in base a 183 studi provenienti da 204 Paesi. La ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati internazionali che hanno analizzato le stime relative alla prevalenza di autismo, non legandola però in alcun modo ai tassi di vaccinazione. Infatti, la finalità della pubblicazione è esclusivamente quella di descrivere l’evoluzione della prevalenza dell’autismo su scala globale, offrendo uno strumento utile a comprendere le dinamiche epidemiologiche della condizione.

Dall’infografica emerge chiaramente come i Paesi ad alto reddito, quali gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone, mostrino una maggiore incidenza di casi diagnosticati rispetto alle aree economicamente più svantaggiate. Tuttavia, questa apparente disparità non riflette una reale differenza nella diffusione del disturbo, bensì è principalmente legata al livello di sviluppo dei sistemi sanitari locali, che nei Paesi più avanzati dispongono di strumenti diagnostici più sofisticati e di una maggiore consapevolezza clinica in materia di disturbi dello spettro autistico. Diversamente, regioni come l’Africa subsahariana e alcune zone del Sud-est asiatico riportano tassi di prevalenza significativamente più bassi, non perché i disturbi dello spettro autistico siano meno diffusi in quelle aree, ma a causa di un’evidente carenza di risorse sanitarie e diagnostiche, che limita fortemente la capacità di individuare e registrare i casi presenti nella popolazione.

L’errore di correlazione tra autismo e vaccini

L’idea secondo cui i vaccini possano essere responsabili dell’insorgenza dell’autismo, come suggerito nel post, affonda le proprie radici in uno studio fraudolento pubblicato nel 1998, il quale, a causa di gravi errori metodologici e manipolazioni dei dati, è stato successivamente ritirato. Nel corso degli anni successivi, una vasta mole di ricerche scientifiche, condotte da numerosi istituti e organizzazioni di salute pubblica internazionali, ha ampiamente smentito tale teoria, confermando inequivocabilmente l’assenza di qualsiasi tipo di legame causale tra l’autismo e la somministrazione dei vaccini, come documentato da fonti autorevoli quali i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Istituto Superiore di Sanità.

I fattori diagnostici alla base dell’aumento dei casi di autismo

L’aumento delle diagnosi di autismo nei Paesi sviluppati non deve necessariamente essere interpretato come un vero e proprio incremento dei casi, ma piuttosto come il risultato di una combinazione di fattori. Nel corso degli anni, c’è stata una crescente consapevolezza riguardo ai disturbi dello spettro autistico, sia da parte dei professionisti della salute che dei genitori, i quali oggi sono più informati e preparati nel riconoscere i segnali precoci dell’autismo rispetto al passato. A ciò si aggiunge l’ampliamento dei criteri diagnostici, iniziato con l’introduzione del DSM-IV nel 1994, che ha reso più ampio il ventaglio di disturbi riconosciuti come appartenenti allo spettro autistico, e proseguito con il DSM-5 nel 2013, che ha ulteriormente esteso la definizione, permettendo così di diagnosticare casi che prima non venivano riconosciuti. Un altro fattore determinante è rappresentato dalla crescente e più efficiente raccolta dei dati nei Paesi sviluppati, che ha permesso una rilevazione più precisa e tempestiva dei casi di autismo, rendendo la condizione molto più identificabile e documentata rispetto a quanto accadeva in passato.

Conclusioni

In sintesi, la mappa utilizzata nel post proviene da uno studio reale che analizza la prevalenza globale dell’autismo, ma non ha nulla a che fare con i vaccini. La scienza è chiara: i vaccini non causano autismo, e qualsiasi tentativo di manipolare i dati per suggerire il contrario è fuorviante e dannoso per la salute pubblica.

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