Papa Francesco, l’insufficienza renale e la sepsi: «Con i problemi ai reni la prognosi può diventare infausta»
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Papa Francesco soffre di una lieve insufficienza renale. Dietro la quale potrebbe esserci una sepsi. Allo stato è sotto controllo. Ma si aggiunge alla polmonite bilaterale. E alla crisi asmatica «di entità prolungata nel tempo». Che ha reso necessario immettere ossigeno ad alti flussi nelle vie respiratorie, attraverso una macchina con cannule nasali. È stato trattato con l’ossigenoterapia ad alti flussi. La piastrionopenia resta stabile. Jorge Mario Bergoglio «ha effettuato le due unità di emazie concentrate con beneficio e con risalita del valore di emoglobina». Ma c’è una differenza: venerdì sera i medici dicevano che il pontefice non era fuori pericolo ma non era in pericolo di vita. A partire da sabato i bollettini recitano soltanto la formula «non è fuori pericolo».
L’insufficienza renale e la sepsi
La vita del Papa dipende quindi dalle prossime ore. «È un buon segno che non abbia avuto crisi respiratorie e che il valore dell’emoglobina, la cui mancanza causa anemia, sia risalito con le trasfusioni . Uno dei motivi della riduzione di globuli rossi è la frequenza con cui sono effettuati i prelievi di sangue, necessari per controllare un paziente», dice a Repubblica il direttore della clinica di anestesia e rianimazione Abele Donati. L’insufficienza renale «potrebbe segnalare la presenza di una sepsi in fase iniziale. È la risposta dell’organismo a un’infezione in atto, in questo caso ai due polmoni. Il sistema immunitario per difendersi produce sostanze la cui diffusione provoca malfunzionamento di organi e apparati». Si attende che le terapie farmacologiche «diano qualche riscontro».
L’infezione e gli antibiotici
«L’infezione va controllata con gli antibiotici. È necessario poi supportare gli organi sofferenti. Per sostenere i polmoni viene infatti utilizzata l’ossigenoterapia ad alti flussi, una miscela di ossigeno e aria immessa da una macchina», continua Donati. Anche se gli organi vengono danneggiati «quando l’infezione finisce, come speriamo avvenga, gli organi riprendono a funzionare normalmente senza risentirne. Tornano come prima a differenza di quello che succede per altri tipi di malattie». Ma le cose potrebbero peggiorare: «Da diversi giorni il Pontefice è sotto terapia antibiotica, se dovessero comparire problemi ai reni ci sarebbe un aggravamento importante e la prognosi potrebbe diventare infausta».
Le crisi respiratorie
Intanto anche se la fase acuta di sabato è stata superata si sono verificate altre crisi. Ma il respiro del Pontefice continua ad essere supportato dalla ossigenoterapia ad alti flussi attraverso cannule nasali. Le trasfusioni hanno ridotto la mancanza di globuli rossi, mentre persiste la piastrinopenia, la carenza di piastrine nel sangue. «Proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie», ha detto il Papa tramite il testo dell’Angelus, che è stato solo diffuso. «Anche il riposo fa parte della terapia!». Bergoglio ha ringraziato «di cuore» i medici e gli operatori sanitari del Gemelli «per l’attenzione» e «la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate» e si è detto «particolarmente colpito» dalle lettere e dai disegni che i bambini gli hanno fatto ricevere, come i tantissimi messaggi di vicinanza e di affetto da tutto il mondo.
Le dimissioni
Il gesuita Antonio Spadaro, tra i collaboratori più vicini al Pontefice argentino, dice al quotidiano che «il suo corpo in questo momento è certamente scosso, e non so come possa fare ad essere paziente e starsene fermo. Quel che so è che ha tutta la capacità di vivere in maniera spirituale quel che sta avvenendo».
E sulle dimissioni «ricordo che quando parlò ai gesuiti in uno dei suo viaggi disse chiaramente che il Papato è a vita. L’idea di rinunciare al ministero petrino, già accennata in passato, appare come un’opzione ponderata qualora le energie scarseggiassero irreversibilmente. Il Papa ha sempre detto che Benedetto ha aperto una strada e trova possibile che un Papa rinunci al proprio ministero, ma questo andrà verificato sulla base di quel che sarà nei prossimi tempi. Non è questo il tempo di parlare delle cosiddette dimissioni, dunque. Tuttavia voglio precisare che la decisione sarebbe il frutto di un ponderato discernimento spirituale davanti a Dio, e non certo semplicemente un problema di efficienza e potenza fisica. Quest’ultimo sarebbe un criterio mondano, del tutto alieno dal pensiero del Pontefice».