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«Ha abusato sessualmente di 299 pazienti di 11 anni». A processo il chirurgo francese Joël Le Scouarnec

25 Febbraio 2025 - 09:16 Ugo Milano
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«Ho fatto cose terribili», ha affermato in tribunale l'uomo di 74 anni ammettendo di aver commesso gran parte degli abusi

È iniziato ieri il più grande processo per violenze sessuali su minori della storia della Francia. Al banco degli imputati siede l’ex chirurgo 74enne Joël Le Scouarnec, accusato di stupro aggravato e aggressione sessuale aggravata nei confronti di 299 pazienti dell’età media di 11 anni. Secondo l’accusa, gli stupri si sarebbero protratti fra il 1986 e il 2014 durante visite mediche od operazioni chirurgiche. L’uomo rischia fino a 20 anni di carcere. «Ho fatto cose orribili», ha detto l’uomo ieri a processo a Vannes, in Bretagna. Il chirurgo ha affermato di essere «perfettamente consapevole che queste ferite non possono essere cancellate o guarite». E di essere pronto ad «assumersi la responsabilità» delle sue azioni.

La condanna precedente

Attualmente l’uomo si trova già in prigione, dove sta scontando una pena di 15 anni per gli stessi reati commessi su due nipoti, una paziente di quattro anni e vicina di casa di sei. A dare il via all’inchiesta è stata, nel 2017, la denuncia della madre della vicina di casa. Nel corso delle perquisizioni nell’abitazione di Le Scouarnec gli investigatori hanno trovato hard disk contenenti oltre 300 mila foto e video. Ritraevano abusi sessuali su bambini. «Sono un pedofilo e lo sarò sempre», si leggerebbe in una nota trovata a casa sua. Da chiarire anche come e perché l’Ordine dei Medici francese abbia consentito al chirurgo di continuare a operare nonostante i presunti abusi.

Le vittime

Delle vittime, 265 avevano meno di 15 anni quando sono state visitate dal dottore. La più giovane ne aveva uno, la più anziana 70. Le Scouarnec ha ammesso di aver commesso gli abusi sulla maggior parte delle vittime, che sarebbero state violentate mentre erano sottoposte ad anestesia e, dunque, nella maggior parte dei casi non ricordano gli eventi. Al processo prendono parte, come testimoni, anche la moglie e i tre figli del chirurgo. «Voglio che tutti i nostri traumi vengano riconosciuti. Possono dirci che sono nella nostra testa, ma sono lì da anni e anche prima che sapessimo cosa ci ha fatto», ha detto Marie, una di coloro che al tribunale di Vanne cercano giustizia.

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