Soldati europei in Ucraina? Solo in missione Onu e con la garanzia degli Usa. I paletti di Meloni e Tajani sul piano di Francia e Uk
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Soldati europei, dunque anche italiani, dispiegati su suolo ucraino in una missione di peacekeeping? Un domani, forse, e a precise condizioni. Ma per adesso non se ne parla. È la linea su cui si assesta in queste ore il governo Meloni rispetto al piano messo sul tavolo con crescente insistenza da Francia e Regno Unito. Negli scorsi giorni, i due Paesi hanno più volte espresso la volontà di formare una forza di peacekeeping europea che faccia da cordone di sicurezza contro potenziali ulteriori «colpi di testa» russi contro l’Ucraina (e oltre) dopo il raggiungimento del possibile cessate il fuoco. L’ipotesi «non è all’ordine del giorno, ha tenuto a sottolineare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Oggi come oggi, «l’Italia non la reputa la soluzione più efficace. Che io ricordi, non c’è mai stata una forza di interposizione internazionale tra due eserciti di questa portata. Da entrambi i lati ci sono più di un milione di soldati armati», ha osservato il fedele consigliere della premier Giorgia Meloni. «Altro discorso è quello di una missione internazionale con cappello Onu in un contesto di pace. Missioni di pace di questo genere l’Italia le ha fatte più volte, semmai se ne parlerà, e se ne parlerà anche con l’Italia. Ma non è a oggi, all’ordine del giorno».
Soldati in ucraina, i paletti di Meloni
Paletti del tutto simili da quelli indicati più tardi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Non si è mai parlato di truppe e non credo sia utile inviare truppe europee o della Nato in Ucraina. Se si deve fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e nel caso ci può essere anche una disponibilità italiana, come c’è per la Palestina, ma sempre con la corresponsabilità di tutti», ha spiegato il capo della diplomazia italiana. Che ha tagliato corto sulla posizione di Matteo Salvini (contrarissimo a ogni scenario del genere): «Parlate con la Lega, io dico ciò che penso io». E cioé che «se deve essere una forza di interposizione, deve essere delle Nazioni unite in modo che sia neutrale». Sono le linee rosse fissate in realtà dalla stessa Giorgia Meloni, che per l’appunto tiene aperto uno spiraglio all’ipotesi cara a Francia e Regno Unito, ma a precise condizioni. Tra queste, anche la richiesta di garanzie di sicurezza «totali» fornite dagli Usa. Resta il fatto che, secondo Fazzolari, «non esiste questo dibattito all’interno della maggioranza».
I negoziati e le garanzie per l’Ucraina
Nel frattempo, fonti di governo citate dall’Ansa lasciano trapelare la conferma che a sbloccare lo stallo sui negoziati di pace potrebbero essere delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. «Sono un fattore decisivo». A fronte di queste «trovare un accordo di pace sarà sicuramente più facile». Le stesse fonti auspicano una pace entro Pasqua, il 20 aprile. «Su un accordo come questo, dobbiamo prima vedere concretamente nero su bianco le condizioni, poi le commentiamo. A oggi non abbiamo nulla da commentare, non ha senso commentare notizie di stampa o dichiarazioni estemporanee», aggiungono.
I vertici per coordinare la linea europea
Proprio per fare il punto sugli esiti delle discussioni a Washington delle scorse ore e sul che fare di fronte alla tenaglia Usa-Russia sull’Ucraina, i leader dell’Unione europea si vedranno domani in una riunione ad hoc convocata – via video – dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Il presidente francese Emmanuel Macron, tra i sostenitori dell’ipotetica missione di peace-keeping, illustrerà nell’occasione quanto discusso ieri alla Casa Bianca con Donald Trump, Un secondo incontro tra i leader europei (non solo Ue) dovrebbe poi svolgersi domenica a Londra. Non sono ancora noti i partecipanti. Ad annunciarlo è stato oggi il primo ministro polacco Donald Tusk, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue.