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Sharon Verzeni, sì alla perizia psichiatrica per il killer Moussa Sangare. La «sorpresa» della famiglia della donna uccisa

25 Febbraio 2025 - 15:57 Ugo Milano
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Il legale del 30enne reo confesso: «Quando ha ucciso non era capace di intendere e volere». I giudici accolgono la richiesta

«Sono innocente», queste le uniche parole borbottate da Moussa Sangare durante la prima udienza del processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo. Per il 30enne reo confesso i giudici della Corte d’Assise hanno accolto la richiesta di perizie psichiatriche. In particolare, l’avvocato dell’imputato non lo ritiene in grado di stare in giudizio e mette in dubbio la sua capacità di intendere e volere al momento dell’uccisione dell’estetista 33enne. L’uomo stesso, fermato e interrogato dalle forze dell’ordine dopo giorni di ricerche, aveva ammesso di averla uccisa «senza nessun motivo. L’ho vista e l’ho accoltellata». La famiglia della vittima non ha nascosto la delusione di fronte alla decisione della Corte di Bergamo: «Siamo sorpresi, ma speriamo di ottenere giustizia».

La richiesta di perizia e il sì dei giudici: «Sangare era distaccato dalla realtà»

In aula erano presenti il padre Bruno, la madre Maria Teresa, la sorella Melody e il compagno Sergio Ruocco. Dentro la gabbia trasparente blindata era presente anche il presunto killer Moussa Sangare, a processo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Per il 30enne, come ampiamente previsto nelle ore precedenti, l’avvocato Giacomo Maj ha chiesto – e ottenuto dai giudici della Corte d’Assise – la perizia psichiatrica. Secondo il legale, il suo assistito, pur reo confesso, si sarebbe comportato in maniera «distaccata dalla realtà» al momento dell’accoltellamento fatale per Sharon Verzeni. E non sarebbe tuttora in grado di stare in giudizio. Il 15 marzo sarà individuato il perito che condurrà gli accertamenti e valuterà le condizioni psicologiche dell’imputato.

La difesa: «Coltellate frutto di apatia morale, e Moussa ha tentato la fuga»

Inutile l’opposizione del pm bergamasco Emanuele Marchisio, che in aula ha definito l’imputato «raziocinante» e «capace di capire la situazione nella quale si trova». Ha poi sottolineato le dimissioni del 30enne dal reparto protetti, avvenuta lo scorso settembre. E soprattutto i suoi movimenti e la fuga dopo l’omicidio, marcati da una «certa intelligenza». Moussa Sangare era infatti scappato da Terno d’Isola in bicicletta, aveva cambiato il suo mezzo di trasporto e si era tagliato i capelli per essere meno riconoscibile. Per quanto riguarda le coltellate sferrate contro Sharon Verzeni «in un raptus improvviso», il pm ha sostenuto che Moussa fosse in grado di intendere e volere. E che quei colpi fossero frutto di «apatia morale». I giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno però optato per la perizia psichiatrica.

La delusione della famiglia Verzeni: «Sorpresi, confidiamo nella giustizia»

«Confidiamo sempre nella giustizia», la delusione è evidente nelle parole di Bruno Verzeni, padre della vittima. «Siamo stati un po’ sorpresi dalla decisione, soprattutto sull’ammissione della perizia sulla capacità processuale», ha continuato riferendosi alla decisione dei giudici di accertare se Moussa Sangare sia in grado di stare in giudizio. «Comunque confidiamo lo stesso nella Corte e speriamo di ottenere giustizia».

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