La piccola Giulia sbranata dal pitbull, il testimone in ospedale: «È arrivata sporca di sangue secco, le labbra nere»
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Le labbra erano nere, i morsi del pitbull – che poche ore prima aveva aggredito e ucciso la piccola Giulia Loffredo di nove mesi – si vedevano a occhio nudo. E il sangue sulla bimba e sui suoi vestiti era secco. Il mistero intorno al caso della bimba sbranata dal cane di famiglia ad Acerra si infittisce con nuovi elementi, emersi dal racconto di un super-testimone. L’uomo, che ha rivelato ciò che ha visto con i suoi occhi in esclusiva alla trasmissione Ore 14 su Rai 2, la sera del 15 febbraio si sarebbe trovato al pronto soccorso della clinica Villa dei Fior. Lo stesso in cui la piccola Giulia era stata trasportata dal padre Vincenzo quando ormai era in fin di vita. «Ho toccato il sangue della tutina e non mi sono sporcato le mani, era secco», ha detto al conduttore Milo Infante. «La bambina aveva le labbra nere, i morsi si vedevano, erano evidenti».
Il racconto del medico del medico
Un racconto che fa eco a quello del primo medico che ha visto la bambina, secondo cui il cane «le avrebbe spezzato il collo» e Giulia sarebbe stata in arresto cardiaco da almeno 20 minuti. E sulla versione del padre, che aveva raccontato prima di un attacco di un randagio (versione poi cambiata), ha aggiunto: «Ha detto che per proteggere il cane si era messo in mezzo e le era caduta la bambina dalle braccia ed era stata morsa, ma se ti metti tra preda e cane qualche morso lo prendi». Intanto continuano le indagini, che vedono proprio il padre della piccola indagato a piede libero. Proprio ieri gli inquirenti hanno sequestrato il suo cellulare, per tentare di far luce sui numerosi punti oscuri della vicenda.