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Green Deal, l’assist alle imprese della Commissione Ue: ridotti gli obblighi “verdi” e rinviate le scadenze

26 Febbraio 2025 - 18:21 Gianluca Brambilla
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Il pacchetto Omnibus presentato dalla Commissione Ue propone di modificare o rinviare quattro provvedimenti del Green Deal. I Verdi e le associazioni denunciano una marcia indietro dell'esecutivo europeo

La fase due dell’agenda verde europea non passa solo da un boom di investimenti in tecnologie pulite e misure contro il caro-energia ma anche da un radicale piano di semplificazione. Oggi, mercoledì 26 febbraio, la Commissione europea ha presentato ufficialmente il primo pacchetto Omnibus, un insieme di proposte pensate per creare «un clima più favorevole per le aziende europee e aiutarle a crescere, innovare e creare posti di lavoro di qualità». Bruxelles parla di uno «sforzo senza precedenti», che ridurrà ridurre gli oneri amministrativi del 25% (e almeno del 35% per le Pmi) entro la fine del mandato, ossia il 2029. La Commissione stima che il pacchetto Omnibus farà risparmiare almeno 6,3 miliardi di euro alle imprese europee, che infatti hanno accolto con favore l’annuncio di Bruxelles. A storcere il naso sono soprattutto i Verdi e i gruppi ambientalisti, che temono una marcia indietro dell’esecutivo Ue rispetto agli obiettivi del Green Deal.

Le proposte del pacchetto Omnibus

Le proposte di semplificazione del pacchetto Omnibus riguardano soprattutto quattro provvedimenti del Green Deal che riguardano più direttamente le aziende: la tassonomia green, la tassa sul carbonio alle frontiere, le norme sulla sostenibilità aziendale e gli obblighi di rendicontazione. Sul fronte della tassonomia, la Commissione Ue chiede che solo le aziende europee molto grandi – quelle con oltre mille dipendenti e almeno 450 milioni di euro di fatturato annuo – siano tenute a riferire sull’allineamento della propria attività rispetto al sistema di classificazione degli investimenti sostenibili. Per quanto riguarda il meccanismo Cbam – ribattezzato anche carbon tax – Bruxelles propone di esentare chi importa meno di 50 tonnellate di prodotto per anno civile, ad eccezione di chi opera nei settori dell’elettricità e dell’idrogeno.

Sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale, entrata in vigore nel 2024, il pacchetto Omnibus si pone un obiettivo ancora più ambizioso: esentare l’80% delle imprese dagli obblighi, che resterebbero validi solo per le aziende con oltre mille dipendenti. Per le imprese che già dallo scorso anno sono tenute a redigere un report di sostenibilità, la scadenza per la presentazione del documento viene posticipata di due anni: dal 2026 al 2028. Infine, c’è la direttiva sulla due diligence, approvata nel 2024, che obbliga le aziende a prevenire o attenuare il proprio impatto sull’ambiente e sulle persone, compresi il lavoro minorile, la schiavitù, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. In questo caso, la proposta di Bruxelles è di ridurre la complessità delle richieste che vengono fatte alle imprese e, allo stesso tempo, limitare i costi a loro carico.

I timori dei Verdi e le rassicurazioni della Commissione Ue

A tifare per l’approvazione del pacchetto Omnibus sono soprattutto i gruppi politici più a destra del Parlamento europeo, gli stessi che negli ultimi anni hanno accusato Bruxelles di aver dato vita a una sorta di “pachiderma burocratico” proprio con i numerosi provvedimenti che compongono il Green Deal. I Verdi, al contrario, guardano con scetticismo alle proposte di semplificazione annunciate dalla Commissione Ue e temono che si tratti solo di un primo passo verso lo smantellamento dell’agenda verde europea. Per Anna Cavazzini, eurodeputata tedesca dei Verdi, il pacchetto Omnibus «è una deregolamentazione sotto mentite spoglie» e rappresenta una battuta d’arresto per la transizione energetica europea.

Di fronte a queste accuse, la tesi di Bruxelles resta sempre la stessa: le proposte di semplificazione non servono a smantellare il Green Deal, ma a far sì che l’onere burocratico non ricada sulle piccole e medie imprese, che sono responsabili solo di una minima parte delle emissioni di gas serra in Europa. A ribadire il concetto è lo stesso commissario all’Economia Valdis Dombrovskis, che assicura: «La semplificazione non è deregolamentazione. Non stiamo cambiando i nostri target del Green Deal, che rimangono dove sono». È di un tenore simile anche la risposta del commissario all’Industria, Stéphane Séjourné, che rivendica le proposte della Commissione ma prende le distanze dai programmi di tagli radicali della spesa pubblica abbracciati dall’Argentina di Javier Milei o dagli Stati Uniti di Donald Trump e Elon Musk. «L’Europa sa riformarsi anche senza motosega, ma con uomini e donne competenti che ascoltano gli attori economici», ha detto durante la conferenza stampa a Bruxelles.

Il test del voto a Strasburgo

Le proposte sulla semplificazione rappresentano solo uno dei tre pilastri della strategia annunciata oggi dalla Commissione europea. Assieme al pacchetto Omnibus, sono state presentate altre due iniziative: il Piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili, che mira a contrastare il caro-bollette, e il Clean Industrial Deal, che punta ad accelerare la transizione verde e rilanciare la competitività europea. Per quest’ultimo, in particolare, Bruxelles ha stanziato 100 miliardi di euro. Una conferma piuttosto inequivocabile del fatto che l’Ue intende tirare dritto sulla strada tracciata negli ultimi anni. Il Clean Industrial Deal, in particolare, sembra aver raccolto opinioni in gran parte positive dalle forze che compongono la «maggioranza Ursula» al Parlamento europeo.

Salvo sorprese, il piano per l’industria pulita a cui ha lavorato la commissaria spagnola Teresa Ribera dovrebbe essere in gran parte confermato. Ad affrontare un destino più incerto è proprio il pacchetto Omnibus. Le proposte di semplificazione sono appoggiate convintamente dai Popolari, ma suscitano più di qualche perplessità tra Socialisti e Verdi. Secondo Politico, anche tra i deputati centristi di Renew ci sarebbero resistenze sull’opportunità di rimettere mano ad alcuni provvedimenti già approvati del Green Deal. E se le diverse anime della maggioranza non dovessero riuscire a mettersi d’accordo, c’è il rischio che sia proprio il pacchetto Omnibus uno dei primi dossier del von der Leyen bis a non passare il test del voto in aula a Strasburgo.

Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | Il commissario europeo all’Economia e alla Semplificazione, Valdis Dombrovskis

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