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Papa Francesco in condizioni critiche e i suoi nemici alle veglie a San Pietro: «Non pregate contro»

papa francesco condizioni salute veglia rosario san pietro nemici
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Le terapie hanno agito dopo la modifica. Ma potrebbero volerci ancora settimane per dichiarare il pontefice fuori pericolo. Intanto sul sagrato della basilica vaticana si raccolgono i nemici

Critiche ma stazionarie. Così sono state definite nei bollettini dell’ospedale Gemelli le condizioni di Papa Francesco. Una oscillazione rispetto al fine settimana e si parla anche di «miglioramenti». Probabilmente perché le terapie con antibiotici hanno funzionato, sì, ma tardivamente. E probabilmente sono state modificate. Intanto da due giorni in Vaticano si recita il Rosario «per la salute del Papa». Sul sagrato della Basilica Vaticana i porporati residenti a Roma, ogni sera alle 21 si raccolgono in preghiera, insieme ai fedeli. Erano 8mila la prima sera. E tra chi è raccolto ci sono anche i cardinali «nemici» di Jorge Mario Bergoglio. Che potrebbero «pregare contro», è l’insinuazione della piazza.

La salute del Papa

Papa Francesco è al tredicesimo giorno di ricovero. La prognosi resta riservata. Ieri, lunedì 25 febbraio, non si sono verificati episodi acuti respiratori. I parametri emodinamici continuano ad essere stabili. È stata effettuata anche una Tac di controllo per monitorare la polmonite bilaterale. L’oscillazione nella salute del pontefice, scrive oggi il Corriere della Sera, fa pensare a un cambio di terapia. Nei pazienti anziani di solito la ripresa è lenta. E poi c’è l’antibiotico-resistenza. «Se il paziente non risponde, si capisce solo dopo due o tre giorni e a quel punto bisogna approfondire gli esami di laboratorio per scegliere gli antimicrobici più adatti a uccidere il batterio responsabile», spiega il quotidiano. La stabilità dei valori emodinamici è un segnale positivo.

La terapia antibiotica

I giorni passati dal ricovero fanno pensare al preludio di una lenta ripresa. Il Papa mostra i sintomi di una malattia che ha colpito più organi. Gli antibiotici uccidono i batteri ma anche i germi buoni. E c’è il pericolo di effetti collaterali. Alcune sostanze potrebbero aver danneggiato i reni. Ma la priorità in queste situazioni è sconfiggere la polmonite e scongiurare l’arrivo di altre crisi respiratorie che da due giorni non sono sopraggiunte. La terapia con antibiotici può andare avanti anche per due settimane. Ma non è necessario, per ora, un ricovero in terapia intensiva. L’importante è continuare il monitoraggio. Anche per intercettare sul nascere un eventuale peggioramento e per cercare di evitare che la situazione precipiti.

Le veglie

Intanto le veglie per il Papa vanno avanti in tutto il mondo e soprattutto a Roma. Nelle nottate si recita il rosario per gli infermi. Ma in piazza San Pietro tra i cardinali ci sono porporati che negli anni hanno criticato o attaccato Francesco. Il Giornale racconta che alcuni di loro sono arrivati insieme dopo aver cenato a casa di un altro cardinale. Il Papa, scrive il quotidiano, l’ha presa sorridendo: «Sono contento che anche loro preghino per me, ma speriamo che preghino a favore!». La stessa frase l’ha detta a maggio, raccontando un aneddoto.

«Una volta stavo finendo un’udienza e lì a venti metri c’era una signora- ha raccontato Bergoglio -, una vecchietta, piccolina, occhi bellissimi. Le ho detto “Signora, per favore preghi per me”. “Lo faccio tutti i giorni”. E io per scherzare le dissi: “Ma preghi a favore, non contro!”. E la vecchietta, sorridendo, mi disse: “Stia attento, Padre! Contro pregano lì dentro”. Furba! Un po’ anticlericale».

I cardinali e il prossimo conclave

E c’è di più. «Guarda caso», confida una fonte dei Sacri Palazzi a Il Giornale, «sono sempre gli stessi che hanno attaccato il Papa e che oggi si ritrovano sia per pregare, ben venga, sia per pianificare un prossimo conclave. Peccato che pensano di essere gli unici che decideranno il futuro, ma non sanno che il collegio cardinalizio è ampio e che non tutti amano salotti e complotti». Tra i presenti, scrive oggi l’agenzia di stampa Ansa, in prima fila sul sagrato c’è il cardinale statunitense Raymond Leo Burke, firmatario, insieme ad altri cardinali, dei cosiddetti dubia, i dubbi su alcune questioni dottrinali, dalla benedizione delle coppie gay alla necessità del pentimento per le assoluzioni.

Chi sono gli anti-Bergoglio

Burke aveva a suo modo boicottato anche il Sinodo indicendo alla vigilia dei lavori in Vaticano una conferenza sulla “Babele sinodale”. Francesco lo ha ricevuto in varie occasioni ma poi, considerate le sue posizioni contrarie all’unità della Chiesa (come sottolineato da ambienti vaticani), aveva deciso di togliergli la casa. Una decisione mai annunciata ufficialmente ma neanche mai smentita.

A pregare anche l’ex Prefetto della Fede, il cardinale tedesco Gerhard Mueller. Fedelissimo di Papa Benedetto XVI, Mueller si è espresso più volte contro alcune decisioni di Bergoglio. All’inizio del 2024, in occasione di una celebrazione a un anno dalla morte del Papa tedesco disse: «Con Benedetto XVI le benedizioni delle coppie gay non sarebbero mai state possibili».

In piazza a pregare

E a chi gli chiedeva se questa posizione non fosse una presa di distanza da Francesco, il cardinale tedesco replicò: «Il Vaticano non è l’Unione Sovietica né una monarchia dove c’è uno che decide per tutti e gli altri fanno la Corte». Con il rosario in mano c’è un altro fedelissimo di Joseph Ratzinger, il cardinale guineano Robert Sarah, punto di riferimento per anni dell’ala tradizionalista della Curia. Ora un po’ più in disparte considerati anche i suoi 79 anni. E il cardinale Angelo Becciu. Condannato nel dicembre del 2023 alla fine del maxi-processo vaticano sulla gestione dei fondi della Santa Sede, in più occasioni ha ribadito la sua lealtà a Papa Francesco. «Purtroppo qualcuno ha detto al Papa tante falsità contro di me, dopo sette anni di rapporti leali e sinceri. Per me rimane un buco nero», ha detto in un’intervista al Corriere nel giugno dello scorso anno.

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