I capolavori, i grandi rifiuti, il legame con l’Italia: la straordinaria carriera di Gene Hackman, il duro di Hollywood
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Quando oltre vent’anni fa Gene Hackman ha annunciato il suo ritiro dall’attività di attore, in tanti hanno storto il naso, per l’amore che il pubblico mondiale ha dimostrato fin dagli esordi per il suo lavoro. Oggi che quello stesso pubblico mondiale ne piange la morte, ripercorrendo la sua carriera, ci si accorge che era veramente impossibile fare di più e che tutti i traguardi possibili siano stati tagliati.
Gli inizi e il primo Oscar
Hackman, nato a San Bernardino in California, decide di diventare attore all’età di 22 anni, dopo aver frequentato per sei mesi la facoltà di giornalismo nell’università dell’Illinois. Circa dieci anni dopo l’esordio al cinema con Lilith – La dea dell’amore battezzato sul grande schermo da Warren Beatty. Tre anni dopo già la prima nomination agli Oscar e ai Golden Globe come migliore attore non protagonista, siamo nel 1967 e il film è Gangster Story. Una doppietta di candidature che tornerà tre anni dopo per il film Anello di sangue, in cui recita al fianco di Melvyn Douglas e Estelle Parsons. Sono appena cominciati gli anni ’70 ed è già uno degli attori più promettenti della sua generazione, la fama mondiale arriva nel 1971 per l’interpretazione del mitico Jimmy “Popeye” Doyle ne’ Il braccio violento della legge, che gli permetterà anche di portare a casa il suo primo Oscar come migliore attore protagonista. Hackman ha un talento straordinario, riesce ad imprimere con leggerezza e intensità una grande profondità ai suoi personaggi, se ne accorge Francis Ford Coppola che nel 1974 gli affida il ruolo dell’investigatore Harry Caul ne La conversazione, altra perla del suo repertorio.
Frankenstein Junior
Nello stesso anno si concede anche una deviazione dalla strada da attore impegnato e duro di Hollywood, un cameo nel capolavoro Frankenstein Junior di Mel Brooks, è lui infatti ad interpretare l’esilarante eremita cieco nella scena della minestra. Stanno finendo gli anni ’70 e possiamo definire Gene Hackman a tutti gli effetti una delle stelle più brillanti di Hollywood, per cui anche ricercato per i primi Blockbuster, parliamo naturalmente di Superman (1978) e Superman II (1980), il suo malvagio Lex Luthor è letteralmente irripetibile. Nel 1981 prende parte in un ruolo secondario al film Reds diretto da Warren Beatty e interpretato insieme a Diane Keaton e Jack Nicholson, una mega produzione da 12 candidature agli Oscar (ne vincerà poi tre).
Il legame sull’Italia
Nel 1989 arriva la quarta candidatura personale agli Oscar, dove ormai praticamente è di casa, e soprattutto il primo Orso d’argento a Berlino come miglior attore, il film è Mississippi Burning – Le radici dell’odio e per molti è la sua migliore interpretazione in assoluto. Tornerà sul palco degli Oscar nel 1992 dopo aver interpretato il violento sceriffo Bill Daggett nel western Gli spietati, film diretto da Clint Eastwood e si porterà a casa la statuetta per il miglior attore non protagonista. Nel 1995 rintracciamo il suo unico legame lavorativo, seppur vago, con l’Italia, perché Hackman partecipa alle riprese di Piume di struzzo, commedia tratta dall’opera teatrale La cage aux folles di Jean Poiret ma già portata sul grande schermo da Édouard Molinaro con il titolo de Il vizietto, una produzione italo-francese che vede protagonista un magistrale Ugo Tognazzi. Si arriva nel nuovo millennio, le apparizioni si fanno più rare ma sempre più preziose, nel 2001 Ben Stiller lo sceglie per il ruolo di patriarca saltimbanco nel capolavoro I Tenenbaum, per il quale vince il suo terzo Golden Globe. Due anni dopo gli verrà invece assegnato quello alla carriera per i suoi oltre 40 anni di carriera. Le voci su un suo ritiro si fanno però a quel punto sempre più vivaci, nel 2004 infatti affianca Ray Romano nella commedia Due candidati per una poltrona, che sarà il suo ultimo film.
I ruoli rifiutati
Gene Hackman è uno dei più grandi attori della storia di Hollywood, anzi potremmo considerarlo a tutti gli effetti uno degli artefici della brillante storia dell’industria cinematografica americana, la più prestigiosa, quella che batte il tempo della storia. E quella storia Hackman l’ha vissuta negli anni più caldi per cui fa impressione, ma fino ad un certo punto, la quantità di lavori che ha rifiutato. Per esempio, sarebbe potuto essere lui il “pazzo” Randle McMurphy in Qualcuno volò sul nido del cuculo, una gran fortuna per Jack Nicholson. La stessa che ebbe Richard Dreyfuss nel 1977, quando Hackman rifiutò di interpretare Ron Neary in Incontri ravvicinati del terzo tipo. Nel 1982 invece sarebbe dovuto essere lo sceriffo Teasle in Rambo, ma rifiutò anche quel progetto. Nel 1991 non solo rifiutò una delle parti forse più iconiche dell’intera storia del cinema, lo psichiatra e serial killer Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti, ma gli fu offerta perfino la regia del film.