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Con i bruschi tagli di teste avviati da Elon Musk Donald Trump punta a dare agli americani la frittata low cost

27 Febbraio 2025 - 19:40 Fosca Bincher
Un miliardo dI risparmi del Doge finanzieranno il taglio del prezzo delle uova, cresciuto del 237% in 3 anni. Colpa anche dell’aviaria, che ora la Casa Bianca vuol combattere con un vaccino...

I bruschi tagli di teste nell’amministrazione pubblica Usa avviati da Elon Musk con il suo Doge hanno fatto la frittata. Lo penseranno sicuramente i malcapitati, e anche chi vede privare di preziosi bagagli di esperienza la delicata macchina pubblica americana. Ma in questo caso non si tratta di una metafora. È proprio alla frittata – una frittata low cost – che punta Donald Trump con parte dei risparmi che verranno dalla riduzione della spesa pubblica. A spiegarlo nel dettaglio è la segretaria all’Agricoltura del nuovo governo americano, Brooke J. Rollins, in un intervento pubblicato dal Wall Street Journal.

Dal 2021 ad oggi una confezione da sei uova è passata da 1,47 a 4,95 dollari

La Rollins spiega nel suo intervento come fra il 2021 e il 2024 l’inflazione sia volata nel comparto alimentare, con una crescita del 20%, ma sia esplosa soprattutto su un bene: le uova di gallina. Il prezzo di una confezione di 6 uova è infatti passato negli Usa da 1,47 dollari a inizio 2021 ai 4,95 dollari del mese di gennaio 2025, con una crescita del 237%. Così come in Italia il governo sta preparando un “decreto bollette” per alleggerire il loro costo sulla popolazione più fragile, Trump ha chiesto ai suoi di varare un “decreto uova” che deve essere finanziato con un miliardo di dollari provenienti dal taglio dei costi della spesa pubblica cui sta lavorando il Doge di Musk.

Brooke J. Rollins, segretaria all’Agricoltura del governo Trump

La maxi inflazione della frittata colpa dell’aviaria: abbattute 166 milioni di galline

Quei soldi però non sono soltanto uno sconto pubblico sulle uova per consentire anche ai più poveri di prepararsi almeno una frittata, ma devono incidere sulle ragioni stesse della esplosione del prezzo in questi anni. Che, come ammette la Rollins, ha soprattutto una causa: il dilagare della influenza aviaria che «ha portato all’abbattimento di circa 166 milioni di galline ovaiole dal 2022», facendo diminuire la produzione e quindi lievitare i prezzi «che per alcune famiglie americane sono arrivati anche a 6, 7, 10 dollari e più» sempre per la confezione da sei uova.

Come per il Covid la battaglia contro l’influenza si combatte con igiene e protezioni

La segretaria all’Agricoltura non è certa però che la battaglia delle uova possa davvero avere successo, e lo ammette: «Non esiste», scrive, «una pallottola d’argento per debellare l’influenza aviaria. Ecco perché abbiamo sviluppato una strategia su cinque fronti. In primo luogo, dedicheremo fino a 500 milioni di dollari per aiutare i produttori di pollame statunitensi a implementare misure di biosicurezza di alto livello. Questa settimana ho visitato un allevamento di uova in Texas, dove ho visto misure rigorose per prevenire qualsiasi contaminazione. I veicoli vengono lavati prima di entrare nella proprietà; i lavoratori devono indossare indumenti protettivi e fare la doccia prima di entrare e di uscire. Tuttavia, l’influenza aviaria può ancora penetrare in una struttura di questo tipo; si trasmette attraverso gli uccelli selvatici che spesso entrano attraverso le fessure del perimetro che devono essere riparate».

Robert F. Kennedy, segretario alla Salute del governo Trump

Sorpresa: il governo no vax sugli umani finanzia un vaccino per salvare i polli

Chissà se lo approverà anche il nuovo ministro della salute Robert F. Kennedy, notoriamente no vax, ma il piano Trump per salvare i polli a stelle e strisce si basa (e finanzia la ricerca) proprio sui vaccini. Scrive la Rollins che «l’USDA (il dipartimento Usa dell’agricoltura, ndr) sta esplorando l’uso di vaccini e terapie per le galline ovaiole. Anche se i vaccini non sono una soluzione a sé stante, forniremo fino a 100 milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo di vaccini e terapie, per migliorarne l’efficacia e l’efficienza. Ciò dovrebbe contribuire a ridurre la necessità di “spopolare” gli allevamenti, ovvero di uccidere i polli in un’azienda in cui è presente un’epidemia. L’USDA non ha ancora autorizzato l’uso di un vaccino. Prima di prendere una decisione, l’USDA consulterà i leader statali, gli allevatori di pollame e di latticini e i professionisti della sanità pubblica. Lavoreremo anche con i nostri partner commerciali per ridurre al minimo i potenziali effetti negativi sul commercio per i produttori statunitensi e per valutare le preoccupazioni per la salute pubblica».

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