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Sui dazi Giorgetti rompe l’asse con Meloni e si allinea a Salvini: «Trattiamo con gli Usa anche senza Europa»

giancarlo giorgetti ministro dell'economia
giancarlo giorgetti ministro dell'economia
Il titolare dell'Economia smorza le polemiche sullo stop alla prima versione del decreto bollette: «Anche se la mia squadra mi fa arrabbiare resto dalla stessa parte»

Incassa, dicendo di non essersi arrabbiato come quando perde la sua squadra del cuore (il Southampton) il fatto che mentre lui è in conferenza stampa a spiegare l’intervento sulle bollette di 3 miliardi, appena approvato in Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni posta sui social un video sullo stesso argomento. Ma nel merito, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, prende le distanze in più di un passaggio dalle scelte fatte dalla premier. Sui rapporti con gli Stati uniti in vista dell’aggressiva politica di dazi annunciata da Donald Trump, Giorgetti segna la maggior distanza dalla linea della premier che in questi giorni ha fatto sapere di volersi battere per trattare con gli Usa assieme al resto d’Europa e sul punto avrebbe anche redarguito Matteo Salvini. «Si può trattare a livello bilaterale e non solo come Unione, non c’è dubbio», dice il ministro. E poi aggiunge: «La Commissione europea esercita il suo ruolo e anzi lo deve fare. Poi noto anche che ogni singolo Paese Ue si muove anche per conto proprio. Questo è un dato di fatto. Bene o male bisogna che ciascuno si muova anche per conto proprio». Il punto, per Giorgetti è che si «prende atto di una situazione: che probabilmente l’Amministrazione americana ha questo tipo di approccio, almeno questo io ho capito».

La tensione sulle bollette

Non smentisce, il ministro, la tensione con Meloni a proposito di bollette, che ha fatto saltare il cdm di martedì scorso: «Mi arrabbio solo quando perde il Southampton – ribadisce – ma rimango tifoso del Southampton anche se perdiamo tutte le partite» perché è questione «che va oltre le convenienze, questo vale anche in politica, anche se perde rimane sul pezzo non è che cambia in base a chi vince».

Il rischio recessione

Tra l’altro, Giorgetti si mostra ancora una volta molto pessimista sul futuro dell’economia, europea e italiana e dice che si sarebbe aspettato di più dall’Unione, specie in termini di politiche anti inflattive, visto che «l’inflazione è dipesa dalla guerra in Ucraina»: «Un continente europeo che vede la recessione in alcuni grandi paesi già di fatto e all’orizzonte necessita di una politica monetaria, è una mia opinione non intendo dare consigli a nessuno, più accomodante». Le stime sul pil italiano andranno riviste, aggiunge, lasciando intendere che sarà un ribasso: «Tra una settimana o poco più avremo i dati definitivi per il 2024. Per il 2025 e 2026 dovremo sicuramente aggiornare le previsioni macroeconomiche, lo si fa ogni anno, lo dobbiamo fare a maggior ragione adesso».

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