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Nella Lega i primi dubbi su Trump (e Salvini): «Il 90% del partito non lo condivide»

donald trump matteo salvini lega
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Il capogruppo Molinari: «Per noi era naturale l'alleanza con i popolari, il leader ha scelto i fascisti»

Il capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari dice che il leader del suo partito Matteo Salvini «è più trumpiano di Trump». Mentre nel governo più aperto nei confronti del presidente degli Stati Uniti c’è chi comincia a pensare che Washington stia esagerando. E in uno sfogo confidenziale alla Camera ripreso da Il Giornale Molinari se la prende prima di tutto con Andrea Stroppa: «L’uscita dell’uomo di Musk è inquietante, inquietante. Non so cosa ci sia dietro. Come pure tutte le uscite di Trump dovrebbero far riflettere…». Ma il problema è invece che Salvini non ne ha: «La politica estera la fa solo lui anche se il 90% del partito non la condivide. E purtroppo le conseguenze della politica trumpiana non ricadono sui partiti ma sul paese».

Quando Trump ci farà male

Lo sfogo di Molinari va diritto al punto: «Quando Trump ci farà male, perché ci farà male visto che al di là del supposto rapporto privilegiato con la Meloni lui fa solo i suoi interessi, la colpa la daranno a noi leghisti che siamo stati solo ad agitare le mani, a fargli da cheerleader». E i dubbi dell’anima del Carroccio si spostano anche sulle alleanze: «E pensare che il nuovo cancelliere tedesco sarebbe il nostro interlocutore naturale. Il peccato originale è nella scelta che abbiamo fatto qualche anno fa: alcuni di noi avrebbero voluto occupare lo spazio dei popolari, guardare al Ppe. Lui invece si è buttato con i fascisti».

Dopo la pubblicazione dell’articolo Riccardo Molinari ha inviato questa nota alla stampa: «Le mie posizioni sono pubbliche e quotidiane, rispondo di quelle, non dei retroscena anche se pubblicati con grande evidenza da il Giornale, e ne sono sorpreso e molto amareggiato. Il mio parere, come facilmente verificabile, è quello della Lega ed è pubblico, chiaro e ribadito dal sottoscritto in tutte le uscite in aula e nelle interviste: i cambiamenti imposti da Trump possono essere una occasione di cambiamento positivo per l’Italia. I tentativi di alimentare tensioni nella Lega continuano da anni ma, anche questa volta, non daranno risultati».

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