L’altra denuncia contro Meloni e la richiesta al tribunale dei ministri di acquisire gli atti alla corte dell’Aja
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Ancora molte ombre sul caso Najeem Osama Almasri. Francesco Romeo, legale di Lam Magok, il cittadino sudanese vittima e testimone delle torture inflitte dal carceriere libico, ha chiesto al Tribunale dei Ministri di interloquire con gli Uffici della Corte Penale Internazionale per acquisire elementi di prova in merito a un comunicato diffuso il 22 gennaio dalle autorità italiane alla Cpi. Nella nota, le autorità italiane avrebbero chiesto alla Corte di «non commentare pubblicamente» l’arresto del generale libico, responsabile della prigione di Mitiga a Tripoli, accusato di torture e omicidi dalla Cpi e quindi rimpatriato dall’Italia con un volo di stato. Lo ha reso noto un comunicato di Baobab Experience, associazione che fornisce supporto alle persone migranti.
«Ora che la Procura di Roma ha inviato al Tribunale dei Ministri la denuncia – prosegue la nota, – l’avvocato ha scritto al collegio per i reati ministeriali, al fine di chiarire un passaggio cruciale per una completa ricostruzione dei fatti e per una corretta valutazione giuridica degli stessi». «In considerazione dei fatti successivi, ovvero la liberazione di Almasri, la sua espulsione e il contestuale rimpatrio in Libia, è fondamentale – afferma Romeo – accertare e individuare quale autorità abbia inviato l’invito rivolto alla Corte di rimanere in silenzio, da chi provenga l’ordine di trasmettere alla Corte Penale Internazionale la richiesta di riservatezza e quali ragioni abbiano giustificato la richiesta di non commentare pubblicamente l’arresto del generale libico».
Lo scorso 3 febbraio, Lam Magok, dopo aver raccontato alla Camera delle violenze subite dal carceriere libico, aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma per favoreggiamento per le condotte del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e della premier Giorgia Meloni che hanno «sottratto il torturatore libico alla giustizia». La sua denuncia è quindi andata a sommarsi a quella presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, in cui, oltre al favoreggiamento, vengono ipotizzati anche i reati di peculato e omissione di atti d’ufficio.